sabato 16 agosto 2014

La Fattoria dell'Autosufficienza

Bisogno di definizione


alla Fattoria dell'Autosufficienza
Enrico ieri sera ha gettato una domanda, mentre si cenava, sfidando con una provocazione interessante e ancor più era interessato lui alle questioni che sarebbero venute.

“Io non so definire il tempo.”

Il tempo… che cos’è? Come definirlo?

Partendo da uno dei significati etimologici:
Tempo deriva dal greco "temneim" che significa dividere, separare; in quest'accezione, separare ogni momento della giornata.”

a Poggio Murella
Citando Seneca, Marco Aurelio e vari filosofi greci, chi ha passato parte della vita per poter spiegare cosa sia, ci siamo domandati se il trovare una definizione serva veramente all’uomo e a cosa.
C’è una visione della realtà che noi percepiamo, e successivamente nasce la definizione che porta l’uomo a dar un nome all’esperienza vissuta e poterla comunicare agli altri.

La definizione come comunicazione.
La definizione però circoscrive l’oggetto, l’esperienza, la persona staccando quella stesso oggetto, esperienza, persona da un unicum.

La questione si è quindi ampliata, mettendo in discussione il motivo della domanda.
“Mi sapresti definire il tempo?”
Quindi più che definire, che come parola indica il poter tradurre in parole un concetto derivante da un’esperienza diretta, la questione era se si poteva comunicare all’altro cosa SIA il tempo, nella sua essenza.

alle Vie Cave
Questo perché, quando definiamo qualcosa, passiamo per forza per la nostra realtà fisica, esperienziale, mettendo a confronto una situazione con un’altra.
Puoi definire l’alto perché esiste un basso, un inferno perché c’è un paradiso (concetto espresso anche in un post passato).

Allo stesso modo si definisce il tempo perché esiste lo spazio:
Il tempo si definisce come percezione di una concatenazione di eventi che susseguono all’interno di uno spazio”
Se realmente si vivesse un continuo presente non ci sarebbe la percezione del tempo, ma solo la presenza di un eterno attimo, allungato all’infinito, dove non vi sia movimento, né conseguenzialità alcuna, quindi niente spazio.

Dopo queste “speculazioni” mentali, o giochi di pensiero, la questione ha preso una piega più concreta, cambiando di nuovo la domanda.
“Qual è quindi l’origine del desiderio di definizione del tempo? Come poterlo quindi afferrare o percepire?”

da Massimo
L’uomo nasce in un mondo diviso, dove ogni pianta, animale, oggetto ha la sua collocazione, posto, almeno per come noi lo percepiamo attraverso i sensi.
Nel momento in cui tu fai esperienza del tempo, non ti fermerai a definirlo, perché risulterebbe solo un ragionamento di comodo, un simbolo, come dicevamo, per comunicare agli altri che cosa sia.
Andrai oltre.

Cosa vuol dire andare oltre?

Vuol dire che dietro il concetto di tempo, amore, spazio, dietro la definizione di pianta, animale, foglia, ramo, vi è un’origine comune, un’unità che in sé stessa raccoglie tutto.

Mentre mediti, mentre ascolti il tuo respiro, o ti posi quieto per percepire la realtà intorno, ciò a cui punterà il tuo essere più profondo è la percezione dell’unità che vive in ogni singola cosa, o per meglio dire, la falsa percezione della divisione dove divisione non c’è.
Quindi, per giungere alla fine, è realmente importante definire cosa sia il tempo o è la stessa meditazione sul tempo che può essere un portale per percepire l’unità a cui tutti tendiamo?

Come diceva Marco Aurelio:
“Medita spesso sul vincolo che unisce tutte le cose nel cosmo e sul loro reciproco rapporto.
In un certo modo, infatti, si intrecciano tutte tra loro e perciò sono tutte amiche l'una all'altra; infatti a una cosa consegue quest'altra, in forza del movimento di tensione, dell'intimo accordo e dell'unità della sostanza”.
 
alle Balze

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