sabato 27 settembre 2014

Casa Melissa: Non si dice mai l'ultimo!

Non si dice mai l'ultimo!

la squadra!
L'ultimo, anche se è meglio non dire ultimo, giorno a Casa Melissa.

Un vortice di ricordi e di impressioni si accavallano.

Dormire sotto le stelle sopra il rimorchio della motozappa insieme a Flavio (e a tutti i cani e gatti sopra le coperte) e aspettare l'alba;

la sfilata con Sirio
Raccogliere i ceci nel piccolo mondo popolato di insetti e potenti elementi;

Dare da mangiare agli animali mentre si chiacchiera sotto la stalla con Flavio, di ciò che è nostro, passato e presente, di ciò che è tuo, di ciò che è di ognuno di noi;

Creare con Monika nel suo laboratorio, costruendo un rapporto di bellezza conoscitiva anche tramite l'arte e l'abbraccio dei nostri due mondi;

Sfilare con Sirio mettendoci i più improbabili vestiti addosso;

La colazione dei campioni, i pranzi e le cene insieme con i canti di ringraziamento di tutte le fedi, in tutte le lingue;

a Casa Melissa
La gentilezza e il prendersi cura dell'altro con anima pratica e spirituale insieme;

L'impegno verso l'autosufficienza vera e l'energia impressa nelle case e nel terreno che da ventiquattro anni ospitano famiglie, amici, wwoofer, ragazzi di tutto il mondo a racchiudersi in un cuore solo.
E per tanto altro ancora...

Grazie!

venerdì 26 settembre 2014

Casa Melissa

La raccolta dei ceci

il campo dei ceci in mezzo al campo di mais
Tra le varie attività svolte fino alle due, due e mezza (orario del pranzo, ovvero quando torna Sirio da scuola) quella principale è la raccolta dei ceci.

Io e Roberto prendiamo i nostri sacchi e secchielli e ci dirigiamo nel campo di un ettaro, ormai abbastanza ripulito, per finire la raccolta già ritardata dai piovosi mesi estivi.

il mais
Siamo in mezzo a due campi dove Flavio raccoglie il mais come foraggio per le mucche.

Quando arriva lui lo seguono anche i cani che con i loro musetti annusano il terreno in cerca di prede. Una volta li ho visti scavare come dannati fino a trovare un topolino.

Quando arriva lui si sente la sua voce appassionata cantare i motivetti friulani, alcuni brani di De andrè o vecchi brani italiani. L'aria si carica di energia.

Altrimenti io e Roberto ascoltiamo il vento che solletica il mais, i ceci che a raccoglierli tintinnano dolcemente, palesando la loro ricca presenza, gli insetti, piccolo e glorioso mondo di frenetica attività, di arrampicatori e cercatori.

Raccogliere i ceci per tre, quattro o cinque ore al giorno ti permette di osservare come i pensieri vanno e vengono, qual'è il ritmo del tuo respiro, portare attenzione alla tua postura, guardare il cielo umbro che ti sovrasta, percepire sulla pelle quando l'umidità della mattina si leva, toccare la terra quando il sole lentamente la riscalda.

Raccogliere i ceci ti porta ad avere pazienza, a comprendere come sia difficile convergere la propria attenzione per focalizzarsi su un unica azione o respiro.

Raccogliere i ceci ti collega alla terra, creando un rapporto di intimità con essa.
Conosci la sua struttura, che tipo di creature la abitano, come cambia a seconda dello scorrere della mattinata e dei giorni.

la raccolta delle patate
Parlando di mezzi agricoli, argomento dibattuto negli ultimi mesi con gli altri host (lavorare la terra con le macchine o no?) Flavio mi spiegava come la sua scelta di usare il trattore gli permetteva di conoscere il terreno (non praticabile se il lavoro viene lasciato fare a terzisti).

La conoscenza si approfondisca ancora di più se lo lavori a mano, sempre che le dimensioni e le esigenze te lo permettano.

L'ultimo giorno di raccolta, dopo due settimane di relazione con la terra, fangosa e asciutta, con gli insetti arrampicatori, con le piante selvatiche, secche e fiorenti, mi ero adattata alle dimensioni di quel mondo brulicante, che conservava in sé la summa della nascita e della morte.
L'ultimo giorno di raccolta, Flavio è passato con il trattore acconto a me, mentre finivo le ultime file, preparando il terreno per la prossima coltura.

Così da quella micro-foresta energetica il campo si è trasformato in una distesa di erba falciata.

Era strano vivere la trasformazione, questo susseguirsi continuo di azione e riposo, dove una vita si dona all'altra mutandosi da pianta ad humus per la terra.
Dove prima v'era una colonia di attività conosciuta, ora si passava a un altro tipo di attività dove i respiri delle piante e degli insetti si abbandonavano al calore del suolo.

nel sacco!


giovedì 25 settembre 2014

Casa Melissa: L'albero della vita

L'albero della vita

durante i lavori
Flavio in questi giorni ha costruito una porta scorrevole di legno per chiudere il passaggio tra due camere.
Vista la superficie nuda ci è venuta l'idea di disegnarci sopra “qualcosa”.

Quel “qualcosa” inizialmente era un'idea molto semplice: rombi e forme astratte che percorrevano tutta la porta, fino ad arrivare a forme mitologiche animali, un gioco di apertura e chiusura della porta, un albero genealogico...le idee erano molte.

Fino a che Monika non ha dato il suggerimento finale!
Perchè non realizzare qualcosa di “vivo” che possa modificarsi nel corso del tempo?

la porta completata!

Dall'ultima idea di albero genealogico è venuto fuori l'Albero di Casa Melissa.


Alla base dell'albero spicca il nome di Casa Melissa, un ambiente che accoglie e sostiene il tronco e i rami, dove i ragazzi ospitati potranno scrivere indelebilmente il loro nome.

Dal tronco dipartono dei pesci, coloro che abitano il mondo sotterraneo, che spingendosi verso il sole centrale si trasformano in libere farfalle.
Rombi e piccoli cerchi (bolle d'acqua) rappresentano la musica.

Il tutto è stato realizzato incidendo con un mini-saltatore, una penna elettrica.


Qualche giorno di lavoro ed ecco formarsi il nostro Albero della Vita.


dettaglio

mercoledì 24 settembre 2014

Casa Melissa: Un Gatha per l'Acqua

Un Gatha per l'Acqua

le stoviglie
Riguardo al consumo dell'acqua a Casa Melissa si usano vari accorgimenti che rendono preziosa la nostra relazione con gli elementi (ovviamente la resa è anche economica).

Per lavare i piatti si usano due catini.
Un catino si riempie di acqua calda e sapone, nell'altro invece, che serve solo al risciacquo, vi sta solo dell'acqua.

Per prima cosa Flavio effettua un prelavaggio, dove l'acqua e i residui di cibo vanno ad aggiungersi al pastone per i maiali, poi si sciacquano le stoviglie così trattate nel primo catino insaponato e si puliscono nel secondo catino.
Il sistema è simile a quello già visto alla fattoria dell'autosufficienza.

i maiali
In questo caso però i servizi sono vicini.
Oltrettutto la rimanente acqua di pulitura può essere utilizzata come sciacquone, nel caso in cui non bastasse quella che si raccoglie da un ulteriore catino posto sotto il rubinetto del bagno.

Un altro accorgimento è quello di non buttare la carta igienica nella tazza, ma in un cestino apposito.
Questo per non pesare maggiormente sull'ambiente quando lo scarico arriva alle fosse nere per essere depurato.

Sempre in bagno troviamo delle spugnette realizzate con gli asciugamani che si infilano come un guanto.
In mancanza d'acqua si possono insaponare e strofinare su tutto il corpo per una pulizia accurata.

Terzo sistema, molto efficiente nel caso di una famiglia numerosa è utilizzare delle mollette personalizzate da mettere sul proprio asciugamano. Questo per riconoscerlo dagli altri così da non causare un ulteriore e inutile lavaggio.

Ho trovato un breve gatha buddista che si può recitare mentalmente quando apriamo il rubinetto:

L'acqua scorre dall'alto delle montagne,
l'acqua scorre nelle profondità della terra.
Come per miracolo l'acqua arriva a noi
e nutre tutta la vita.”

le mollette degli asciugamani

Casa Melissa: Piccolo aggiornamento sui Pomodori

Piccolo aggiornamento sui Pomodori

i pali di metallo
Tra i tanti modi in cui ho visto coltivare i pomodori (e i rampicanti in generale) ne aggiungo altri due che ho visto a Casa Melissa e dai loro vicini.

i pali di metallo
Il primo consiste in bastoni di metallo (di origine tedesca) disegnati seguendo una curvatura a “molla” che sostengono la pianta lungo la loro crescita.

L'unico accorgimento da avere è di accompagnare la pianta durante la sua crescita in modo che lei stessa prenda la curvatura dell'appoggio (visto che i pomodori non sono efficaci rampicanti come, per esempio, i fagiolini).

Il secondo consiste in pali di bambù o ramaglie annodate fra loro così da formare una spirale.
la spirale di pomodori
Si crea in questo modo un disegno molto "potente" dal punto di vista energetico, come sostiene l'agricoltura sinergica e perchè no, anche di gradevole effetto.

Il terzo è un piccolo orto tenuto nei vasi, per problemi di tempistiche o spazio, dove i pomodori (i pochi incontrati in quest'avventura) sono riusciti a reggere molto bene all'umidità e alle piogge costanti che quest'estate ci ha donato generosamente.

L'agricoltura infatti non si limita ai grandi appezzamenti o alle visioni che molti hanno di aratri e vangature, ma spazia fino ad arrivare al tuo balcone di casa, un piccolo pergolato, una veranda o perchè no, anche una singola finestra.

Dove c'è il sole, c'è il verde.

La Natura non solo INNatura!
orto in vaso

martedì 23 settembre 2014

Casa Melissa

Il potere dell'Immagine

a Casa Melissa

La caratteristica fondamentale degli uomini è la loro incapacità di vedere la vita qual'è perchè abbagliati dalla Visione che ne hanno e subiscono”
Lao-Tzu, la regola celeste

Abbiamo il dono grandissimo di creare immagini e simboli, rispetto a ciò che sperimentiamo di noi stessi e della realtà intorno.

Ognuna di queste immagini si collega per via razionale ed emotiva alla nostra conoscenza della realtà, derivata dall'apprendimento, dall'esperienza e dalle successive convenzioni che si sono andate via via a creare.

Tutto ciò diviene un'utile sintesi in cui agilmente ci muoviamo e dove basiamo via via le nostre scelte e decisioni.

immagine da Internet
Creando delle immagini sulla realtà possiamo “conoscere” l'inconoscibile, controllarlo, farlo proprio. In questo modo si sviluppa il nostro criterio di giudizio.

Le nostre gambe si muovono agilmente nonostante noi non pensiamo ai suoi innumerevoli muscoli che lavorano all'interno (di cui non abbiamo avviso), la nostra guida si fa spontanea perché non ci concentriamo continuamente sui segnali stradali o su come funziona il motore (di cui non abbiamo una reale conoscenza tecnica)...
quindi:
una volta che possediamo il “mezzo” tramite la “conoscenza dell'immagine\simbolo” questa ci basta per poterci relazionare.

E...se andassimo più in profondità?
Cosa si cela dietro la “conoscenza dell'immagine”?
La realtà che siamo abituati a conoscere è la vera realtà?

Portiamo questi ragionamenti nella vita pratica.

immagine da Internet
Quando nasciamo, ci relazioniamo, lavoriamo ecc. creiamo costantemente delle immagini di noi (siamo figli di.., compagne\i di.., colleghi di.., tecnici, medici, artisti, contadini, ambientalisti).
Anche solo il nostro nome, in qualche misura, ci definisce.

Fin dalla nascita veniamo chiamati, spinti dagli istinti e dal contesto sociale a creare dei ponti verso l'esterno, verso l'altro e successivamente ci identifichiamo attraverso essi.

Diventiamo mariti, mogli, insegnanti, ecologisti, alternativi...

Niente di male in tutto ciò, eppure...

immagine da Internet
Eppure nella presa di coscienza di questa creazione del simbolo abbiamo una maggiore possibilità di cambiamento e di messa in discussione.

Per fare un esempio.
Se nel corso della vita ti sei appassionato a una determinato argomento, come appunto la difesa dell'ambiente, potresti identificarti come “quello che non usa la macchina”, quello che punta all'essenzialità nell'alimentazione, al risparmio energetico ecc.

Si crea in questo modo un'immagine molto potente, proprio perchè si relaziona alle tue convinzioni più profonde, definendoti e presentandoti così a te stesso e agli altri per “quello che...”

Togli il nome, togli l'immagine, togli il giudizio (“positivo” o “negativo” ha lo stesso peso), e percorri i tuoi sentieri.
Perché ti si presenteranno come sconosciuti.

Da “la brava figlia”, “studente modello”, “dipendente delle poste” ecc. divieni il Mistero.
Vivi insieme a un corpo, un'anima e uno spirito che si rivelano oltre le immagini e i simboli, oltre alla realtà conosciuta.

immagine da Internet

lunedì 22 settembre 2014

Casa Melissa

L'apprezzamento

immagine da Internet
Il libroLe parole sono Finestre [oppure muri], di cui ho già parlato nei precedenti post, tratta la CNV (comunicazione non violenta) anche sul tema dell'apprezzamento.

Quando vogliamo comunicare la nostra sincera gratitudine, il nostro essere riconoscenti rispetto a ciò che l'altro ha detto o ha fatto, possiamo esprimerci in più modi.

Il metodo più diffuso (anche se non il più diretto) riguarda l'uso del complimento.
Il complimento crea uno stato di benessere momentaneo, anche se non ci mette in comunicazione profonda con l'altro.

Invece di esordire con un: “Sei stato meraviglioso”,
potremmo esaminare prima che tipo di meccanismi hanno operato in noi per portarci ad esprimere un apprezzamento.

1. le azioni che hanno contribuito al nostro benessere;
2. i nostri particolari bisogni che sono stati soddisfatti (da quell'azione)
3. i sentimenti piacevoli prodotti dalla soddisfazione dei nostri bisogni.

Anche se sembra un'attività molto tecnica e schematica questo tipo di ragionamento permette di definire e comunicare all'altro in maniera più esatta quale caratteristica\azione\parola ci ha colpito maggiormente.

Ci permette inoltre di esporre i nostri bisogni, di scoprirci di più all'altro e stabilire in questo modo un discorso maggiormente empatico.

Ovviamente queste sono solo linee guida rispetto a un'atto conoscitivo che ognuno di noi può fare anche solo personalmente.

immagine da Internet

domenica 21 settembre 2014

Casa Melissa

Casa Annarita

l'entrata di Casa Annarita
Casa Annarita è il laboratorio di cucito e trasformazione della lana in feltro.

Monika ci ha dedicato una giornata a insegnarci la tecnica di infeltrimento, dopo averci mostrato e raccontato la storia della casina.

roulotte
Anni fa, dopo il terremoto del 97, come accennavo in un post precedente, la famiglia è stata costretta a dormire in una roulotte per un anno fino a che la Caritas non gli ha donato questa struttura in legno.

Successivamente è stata adibita a camera per i figli, per i wwoof, fino a diventare il
laboratorio tessile di Monika.

La sua passione per i tessuti risale a sua madre, che collezionava, come lei, pezzi di vario genere.
Monika ha viaggiato molto portandosi a casa stoffe da tutto il mondo!
sacchi di canapa
Uno degli scomparti più entusiasmanti è quello dei sacchi di canapa italiana, l'ultima prodotta durante la seconda guerra mondiale.

Possedere quei sacchi, comprati da un tale che si era acquistato container di materiale, è stata una spesa folle ma importante. Uno strappo della storia italiana, un tessuto essenziale che ricopriva i materassi dei soldati e che ora viene pazientemente rinnovato per creare vestiti e accessori.

interno
Il laboratorio è pieno di vestiti in feltro, cappelli stravaganti, gilet realizzati in patchwork, kimono, marionette appese..ogni angolo riserva sorprese!

In un'altra stanza riposa un telaio professionale con fili (nessuno sintetico) di tutti i generi, donati da una signora che si era ritirata dal mondo dell'alta moda.

il telaio
L'idea per la “giornata del feltro” è nata da un lavoro che una delle figlie di Monika aveva realizzato tempo fa.

Una marionetta colorata per il compleanno di mio nipote.

Step 1:
-Si inizia formando la sagoma su una base di carta pluribal (la classica carta scoppiettante utilizzata negli imballaggi), tagliando due forme uguali.

durante la lavorazione
Step 2:
-Si prende della lana adatta (possibilmente organica) e si sfilano dei piccoli pezzi che verranno sovrapposti su tutta la sagoma in file prima orizzontali e poi verticali (stando attenti di non oltrepassare il contorno orizzontale quando si sistemano le file verticali e viceversa con quelle orizzontali)

risultato finale!
Step 3:
-Ora ci sono vari passaggi di infeltrimento dove con acqua calda e sapone si lavora direttamente sulla lana, lasciando stare i bordi che fuoriescono dalla sagoma.
(stessa cosa si fa per la seconda sagoma dallo step1 allo step3)

Step 4:
 
-Si sovrappongono le sagome e si piegano i bordi di una sagoma in modo che abbraccino l'altra così da unire i due pezzi. Si lavora il tutto con il sapone e l'acqua calda.
Step 5:
-Si lavora con le mani il pezzo ottenuto fino a che la lana non si ritira e si indurisce, sbattendola anche ripetutamente sul tavolo con una certa veemenza.

Step 6:
-Per le aggiunte si procede come gli step precedenti, lavorando su una sagoma indicativa per creare un pezzo rettangolare.

e parte sinistra del draghetto multicolore!
Una volta asciugata la base e il pezzo rettangolare (nel mio caso la base era unicolore e il secondo pezzo multicolore) si possono tagliare i pezzi singoli da cucire a mano sulla base.

Ed ecco pronto il draghetto multicolore!

Se volete imparare a lavorare il feltro e passare un periodo a Casa Melissa, informatevi sui corsi che tengono a:

Famiglia Faccio-Voelker. 
Collemincio 57. 06029, Valfabbrica (PG)
mail: casamelissapg@yahoo.it”

sabato 20 settembre 2014

Casa Melissa: La Spera

La Spera

a casa della Spera
Monika mi ha fatto conoscere un'altra persona straordinaria.

Esperanza ha portato avanti le sue conoscenze di agronoma incrementandole con lo studio prima, e l'applicazione dopo, della Permacultura.

l'entrata dell'orto "maggiore"
La Permacultura riguarda un metodo di progettazione dell'ambiente circostante, in modo da creare uno spazio equilibrato e sotenibile.
Si può applicare in molte realtà, non solo agricole, puntando sulla relazione o nell'ambiente cittadino.

ramaglie compostate di 4 anni
Esperanza ha tenuto corsi, si occupa di progetti concreti, ha accumulato un'esperienza decennale nutrendo con i prodotti dell'orto un centro di cento\duecento persone.

Esperanza, o come familiarmente la chiamano “La Spera”, converte in sé teoria e pratica, relazione e meditazione.

I suoi orti, dopo dieci anni di lavoro, non richiedono più interventi pesanti.
Li ha lavorati con la vanga-forca per arieggiare il terreno, ha costruito dei bancali molto bassi a causa della durezza del suolo, ha concimato esclusivamente con compost di ramaglie, scarti alimentari e paglia lasciata a maturare dai due ai quattro anni.

l'orto "maggiore"
L'orto che qui chiamo “maggiore” è un piccolo gioiellino di cura, progettualità e attenzione, dove le colture convivono in armonia, gli spazi sono calcolati seguendo le comodità (la paglia compostata trova la sua dimora sotto il muretto dove viene scaricata dall'alto dai mezzi meccanici).

L'acqua è generata da una fonte e arriva al terreno per caduta, usando una serie di cisterne (vecchie botti per il vino).

le bietole colorate
L'orto sinergico invece è stato smantellato quasi del tutto, ma vi dimorano ancora lavanda, rosmarino, l'albero delle farfalle (buddleja davidii) coltivata per l'abbondante fioritura, e tante altre specie che La Spera mi ha indicato (e che purtroppo ora non ricordo).

Una piccola (per ora) food forest è in via di sviluppo abitante di specie giovani e arbusti scelti con cura, stando attenti che l'una non sia d'ostacolo all'altra per consociazione e copertura solare.

le terrazze
La Spera porta avanti tutto questo con le sole sue forze.

Durante la mattinata ci siamo dedicate alle talee e alla semina in piccole forme di polistirolo.

Uno dei segreti che mi ha svelato riguardo questo genere di semina è: bagnare prima la terra, dopo averla setacciata con le mani, porre i semi a poca profondità, ricoprirli con uno strato di terra tre volte grande quanto il seme e ribagnare successivamente.

Bagnare la terra prima infatti evita che il seme riaffiori quando la terra viene smossa dall'innaffiatura successiva.

A pranzo ho conosciuto anche Lino, il suo compagno che si occupa di CNV, comunicazione non violenta.

Abbiamo mangiato benissimo grazie alla cucina della Spera, conversando amabilmente sulle relazioni e sulle sue problematiche.


immagine da Internet
Le pietanze servite e gustate su posate e scodelle di legno mi hanno lasciato un senso di maggiore rapporto con il cibo, senza che interferisse il leggero sapore e consistenza metallica delle normali stoviglie.

Il ciclo quindi si chiude, in casa della Spera, dove convivono, come in una dolce spirale, l'osservazione, la progettazione, la praticità e l'esperienza, l'attenzione e l'amore verso la cucina e la nutrizione, la meditazione che porta all'osservazione profonda...e via di seguito.

venerdì 19 settembre 2014

Casa Melissa: L'agricoltura naturale

L'agricoltura naturale

Flavio con le pecore
Flavio lavora la sua terra da 24 anni.

Parla di come era dura da lavorare i primi tempi, come si è adattato alla sua pendenza, come ha scelto di posizionare l'orto il più possibile vicino a casa.
Si vedono le varie fasi nei frutteti, con alberi d'ulivo messi a dimora da pochi anni, i giovani meli, peri, qualche pesco e noce, ciliegio, fichi.

il campo di erba medica
Si notano i vari lavori lungo i margini, con la piantumazione degli alberi frangivento (per proteggere le colture dalla tramontana) e i recinti che tengono lontani i cinghiali.

Un'esperienza sempre in fase di crescita e apprendimento, dove si guarda al miglioramento, all'evoluzione di ogni parte.

Alla mia domanda:
 “Come mai non hai applicato la biodinamica o la permacultura (in maniera estesa)?”
 
La sua risposta è stata semplice e concreta: 
“Cosa mi metto a fare cose complicate se prima non so neanche praticare l'agricoltura naturale?”

L'
agricoltura naturale abbraccia ogni forma di agricoltura riportando all'uomo la relazione più intima e diretta, senza passare per ulteriori livelli o mistificazioni.


Conoscere non è “avere idea di qualcosa”.


l'orto

Una forma essenziale, dove (citando Fukuoka) “più elaborate sono le soluzioni e più è difficile risolvere il problema”.
Nella ricerca di una maggiore semplicità il più delle nostre azioni e discorsi risultano non necessari e qualora venissero eliminati si avrebbe più tempo e più tranquillità.

Domandiamoci quindi: “E se questa non fosse necessaria?”

la saldatura creativa
Ancora una volta l'osservazione è la base del rapporto (sia umano che naturale)

Se la gente mettesse da parte la propria volontà umana e si lasciasse guidare dalla natura non ci sarebbe nessuna ragione di avere paura di morire di fame”.


L'osservazione della Natura ci porta alla meditazione profonda, distinguendo l'atteggiamento di padronanza, di predominio nella relazione, da un modo di comunicazione più ampio, dove l'uomo trascende la discriminazione per dedicarsi alla visione di “ciò che è”.


Per fare un esempio.
L'alimentazione quotidiana mira a raggiungere una giusta dieta scegliendo cibi semplici, nutrienti che costituiscono la nostra medicina quotidiana.
Un'adulto discriminante decide cosa lo renderà felice.
Il cibo, in questo caso, non è buono perchè è genuino, ma per l'idea di buono che lui si è creato.

Allo stesso modo, il dialogo con la Natura viene scremato dalle idee e immagini personali, che trattano i problemi pratici del mondo derivanti dall'intelletto analitico, per arrivare ad un'intuizione diretta dove non c'è sforzo cosciente, dove la Natura viene accettata così com'è.


Qual'è la nostra maniera di vedere il Mondo?
Un vuoto dell'immaginazione o un ritorno alla vita originaria?

il campo di Mais

giovedì 18 settembre 2014

Casa Melissa

La classica giornata

casa Melissa
La mattina a Casa Melissa ci si sveglia presto.
Il primo a vedere scomparire le stelle è Flavio che, dormendo sul rimorchio della motozappa, rimane in ascolto dei rumori della notte fino a che il gallo celebra la venuta dell'alba.

La colazione è il pasto principale.
Ogni cosa è auto-prodotta.

la Colazione
Sulla tavola fanno la loro bella figura:
Formaggio (Ricotta, Mozzarelle, formaggi stagionati), Miele, Pane (fatto con la pasta madre e la farina integrale dell'azienda), varie Marmellate, Frutta, Latte e Burro (per la prima volta ho gustato il burro fatto in casa) accompagnati dalla Tisana di erbe miste.

E per chi desidera (come Flavio e me) gli avanzi della cena sono disponibili!

Durante la mattina capita di raccoglie la paglia falciata, il mais, i ceci o le patate.

gli orecchini di Monika
Monika in questi giorni prepara il pranzo, sbizzarrendosi in dolci (muffin, torta alle noci, frittelle di mele), zuppe, gnocchi fatti in casa, focacce accompagnati dalla verdura che l'orto ci regala.

Il pomeriggio varia a seconda delle necessità.

lo spazio-giochi
Ci si riposa o ci si dedica ad attività creative, , si pestano i ceci (distribuiti al mattino sul rimorchio della motozappa per farli asciugare)e ci si prende cura degli animali riportando in stalla le pecore e dandogli da mangiare.

La sera si mangia presto, intorno alle sette, sette e mezza.

Flavio e Monika successivamente vanno a raccogliere le lumache (quest'anno hanno infestato l'orto a causa delle numerose piogge) che andranno ad arricchire il pastone dei maiali.

Infine prima di dormire si può leggere uno dei tanti libri che arricchiscono la biblioteca di Casa Melissa.

mercoledì 17 settembre 2014

Casa Melissa

L'empatia

immagine da Internet
La nostra attuale comunicazione è alienata da giudizi moralistici o di paragone, dove le persone e i comportamenti nostri e degli altri vengono messi alla gogna perchè non rispettano i nostri giudizi di valore (ovvero le nostre convinzioni riguardo ai modi in cui si può servire meglio la vita).

Esempio giudicante: “Sei una persona disordinata\distratta\irosa\fredda\incapace ecc.”
Esempio di espressione dei nostri bisogni: “Quando la mattina lasci i tuoi panni sparsi per il pavimento (osservazione) mi sento scoraggiata (sentimento) perchè avrei bisogno che i miei sforzi per tenere in ordine la casa siano condivisi (bisogno). Potresti porli nell'armadio prima di uscire? (azione\richiesta)”

immagine da Internet
Quando noi o l'altro viene giudicato in“torto” non è a causa di una sua azione o pensiero (l'essere disordinato per esempio).
In realtà è perchè non si comporta, o siamo noi che non ci comportiamo, in armonia con i nostri bisogni (valore del rispetto, ordine, collaborazione e condivisione).
Se agiamo, spinti da un giudizio verso noi stessi, rivolgiamoci verso i nostri bisogni, cercando di capire quali siano quelli insoddisfatti prima di riversare sull'altro la responsabilità della nostra reazione.

Valutando in questo modo i nostri comportamenti come bisogni non soddisfatti, lo stimolo al cambiamento non verrà dal senso di colpa o vergogna, rabbia o depressione, ma dal nostro genuino desiderio di contribuire al benessere nostro e altrui.
Esempio: “Quando è così disordinato mi fa arrabbiare!”
Esempio di responsabilità: “Mi sento frustrata quando vedo i panni sparsi per la stanza perchè avrei bisogno di avere una maggiore connessione e collaborazione (o riconoscimento dei miei sforzi) nel tenere uno spazio ordinato e pulito in casa”

L'essenza della rabbia è pure un bisogno non soddisfatto, e allo stesso modo, la depressione è uno stato di alienazione dei nostri bisogni personali, dove il singolo pone molti giudizi verso se stesso.
immagine da Internet
Capire quindi quali sono i bisogni non soddisfatti (che si celano dietro i nostri sentimenti più forti) diviene un'atto conoscitivo che sfocia in una reazione positiva verso la comprensione su noi stessi e gli altri.
Esempio: “Mi sento così inutile, sembra che nessuno mi dia retta!”
Esempio di atto conoscitivo: “Quando intervengo in una conversazione mi sento intimorita perchè non riesco ad esprimermi come vorrei. Avrei bisogno di una maggiore connessione e fiducia verso me stessa così da creare un maggiore contatto con gli altri.”

Come quindi riconoscere gli ostacoli che nascono in un dialogo quando ricerchiamo l'empatia?
Quando carichiamo troppo uno di questi aspetti:
-dare consigli (“Potresti provare\dire...”),
-cercare di commiserare\tirare su di morale (“Oh poverino...”)
-educare l'altro (“Secondo me dovresti...”)
-consolare (“Su coraggio...”)
-raccontare storie (“come è successo a me quella volta..”)
-zittire (“dai su, non starci male”)
-interrogare (“quando è iniziato tutto questo?)
-dare spiegazioni (“Secondo il mio parere lui\lei agisce così perchè...)
-correggere (“Non è così, certamente hai capito male.”

diamo più attenzione all'indagine o a guidare la conversazione piuttosto che concentrarci su ciò che l'altro vuole esprimere\ i suoi bisogni.

Prima quindi di domandare o interrogare l'altro, se per primi vogliamo iniziare la conversazione per una panoramica della sua situazione, possiamo mettere l'interlocutore a suo agio esprimendo i nostri sentimenti e bisogni (quelli che generano la domanda),

Invece di chiedere:
“Che cosa vuoi che faccia per te?” o “Come ti senti?”
Possiamo cambiare la domanda in:
Sono frustrato (sentimento) perchè vorrei che mi fosse più chiaro a cosa ti stai riferendo (bisogno). Saresti disponibile a dirmi che cosa ho fatto che ti porta a vedermi in questo modo (richiesta)?”

Per concludere, possiamo considerare che prima fra tutti, nel dialogo, si pone l'osservazione.
Un'osservazione attenta a non cogliere i lati superficiali, i primi sentimenti espressi, ma che vuole andare in profondità, nella paziente attesa di arrivare all'origine dei bisogni inespressi.
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