Tête-à-Tête
Tempo fa Luciana ha proposto di fare una
chiacchierata per parlare di tutte le
problematiche che insorgono nella costruzione e mantenimento di un’azienda
agricola o di un agriturismo.
Vi riporto la
conversazione dividendola in vari post.
Quello che ho creato mi mangia
Spesso ho avvertito la stanchezza, e forse la “stufa”, di chi ha
combattuto tanto per mettere in piedi una realtà da cui ricava poco o niente.
Così ho domandato a
Luciana:
“Ma torneresti indietro, faresti un'altra scelta?”
Tutti gli agricoltori
con cui si è confrontata Luciana, compresa
lei, rispondono sì.
Rifarebbero questa
scelta nonostante la stanchezza.
“Nessuno ha rimpianti. Non così
tanto da rinnegare ciò che uno ha fatto o da essersi disamorati del progetto di
vita”.
In fondo, se veramente
pensi di aver sbagliato, agisci. Vendi ciò che hai fatto, cambi vita.
Abbandonare i sogni
Più avanti vai e più abbandoni i sogni iniziali per scoprire cosa
vi sia dietro quei sogni.
Luciana si è lasciata dietro il sogno di
vivere bucolicamente la campagna: fare le passeggiate giornaliere, mangiare
all’aperto sotto i portici, sentire il canto degli uccellini..
In realtà...
“Nessuno di noi mangia all’aperto. Fai prima a mangiare in cucina”.
Se trovi il tempo per
una passeggiata probabilmente lo spendi per farti un pisolino.
E’ un abbandono che
manca di nostalgia. Questo tipo di idealizzazione
della campagna era diventato un peso facile da lasciare.
Cosa c’è dietro quei sogni?
“Anche quando lavoriamo duramente, percepiamo profondamente il mondo che
ci circonda”.
Tutti diveniamo schiavi di quello che facciamo, di qualcosa
che in qualche modo amiamo. Bisogna lottare per fare in modo che ciò non accada.
“Dipende da noi migliorare la situazione. Constatiamo giornalmente
che non ne siamo del tutto capaci, ma sappiamo che ci riguarda”.
La battaglia d’affrontare è sempre
presente, ma diventa più chiara, limpida in campagna.
In città la stessa si
vela facilmente di ipocrisia.
Si tratta di una lotta
quotidiana: “comprendere di divenire padroni del nostro tempo e della
nostra vita è una ricchezza, anche se a volte ne usciamo vinti.
Accettala e
misurati con essa tutti i giorni”.
Questa lotta ti toglie l’amarezza della sconfitta ottusa
e triste.
Assume un'altra qualità, è un’amarezza vitale che ti porta a
confrontarti con te stesso, con ciò che vorresti fare e con ciò che non riesci
a fare.
La “tragedia della tua vita” la riporti in
qualcosa di così autentico che anche
nella sconfitta trovi un senso. Ovvero che ogni giorno devi affrontare il fatto
che non ce la fai a fare tutto.
Piano piano crolla l’immagine che hai di te per far
riaffiorare quella autentica.
Con il tempo riconosci che dei giorni ce la fai altri giorni no e che il cammino che stai facendo è proprio quello che volevi fare
quando ti chiedevi il senso della vita.
“Quello che ho creato mi mangia.
Mi mangia sì, ma perché sono un pirla”.
Decidi di affrontare la tua battaglia o di fuggire?
“Visto che non posso combattere su tutti i fronti mi scelgo
il campo dove posso combattere. Ognuno
ha campo libero per decidere dove combattere la propria battaglia”.
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