Enrico ieri sera ha gettato una
domanda, mentre si cenava, sfidando con una provocazione interessante e ancor più era interessato lui alle
questioni che sarebbero venute.
“Io non so definire il tempo.”
Partendo da
uno dei significati etimologici:
“Tempo deriva dal greco "temneim"
che significa dividere, separare; in quest'accezione, separare ogni momento
della giornata.”
a Poggio Murella |
Citando Seneca, Marco Aurelio e vari filosofi greci, chi ha passato parte della vita
per poter spiegare cosa sia, ci siamo domandati se il trovare una definizione serva veramente all’uomo e
a cosa.
C’è una visione della realtà che noi percepiamo, e successivamente nasce la definizione che porta l’uomo a dar un nome all’esperienza vissuta e poterla comunicare agli altri.
C’è una visione della realtà che noi percepiamo, e successivamente nasce la definizione che porta l’uomo a dar un nome all’esperienza vissuta e poterla comunicare agli altri.
La definizione come comunicazione.
La definizione però circoscrive l’oggetto,
l’esperienza, la persona staccando
quella stesso oggetto, esperienza, persona da un unicum.
La questione
si è quindi ampliata, mettendo in discussione il motivo della domanda.
“Mi sapresti
definire il tempo?”
Quindi più
che definire, che come parola indica
il poter tradurre in parole un concetto derivante da un’esperienza diretta, la
questione era se si poteva comunicare
all’altro cosa SIA il tempo, nella sua essenza.
alle Vie Cave |
Questo perché,
quando definiamo qualcosa, passiamo per forza per la nostra realtà fisica, esperienziale,
mettendo a confronto una situazione
con un’altra.
Puoi
definire l’alto perché esiste un basso, un inferno perché c’è un paradiso
(concetto espresso anche in un post passato).
“Il tempo si definisce come percezione di
una concatenazione di eventi che susseguono all’interno di uno spazio”
Se realmente
si vivesse un continuo presente non ci sarebbe la percezione del tempo, ma solo
la presenza di un eterno attimo, allungato all’infinito, dove non vi sia
movimento, né conseguenzialità alcuna, quindi niente spazio.
Dopo queste “speculazioni”
mentali, o giochi di pensiero, la questione ha preso una piega più concreta,
cambiando di nuovo la domanda.
“Qual è quindi
l’origine del desiderio di
definizione del tempo? Come poterlo quindi afferrare o percepire?”
da Massimo |
Nel momento
in cui tu fai esperienza del tempo, non
ti fermerai a definirlo, perché risulterebbe solo un ragionamento di comodo, un
simbolo, come dicevamo, per comunicare agli altri che cosa sia.
Andrai oltre.
Cosa vuol
dire andare oltre?
Vuol dire
che dietro il concetto di tempo, amore,
spazio, dietro la definizione di pianta,
animale, foglia, ramo, vi è un’origine comune, un’unità che in sé stessa raccoglie tutto.
Mentre mediti, mentre
ascolti il tuo respiro, o ti posi
quieto per percepire la realtà intorno,
ciò a cui punterà il tuo essere più
profondo è la percezione dell’unità che
vive in ogni singola cosa, o per meglio dire, la falsa percezione della
divisione dove divisione non c’è.
Quindi, per giungere alla fine, è realmente importante definire cosa sia il tempo o è la
stessa meditazione sul tempo che può essere un portale per percepire l’unità a cui tutti tendiamo?
“Medita
spesso sul vincolo che unisce tutte le cose nel cosmo e sul
loro reciproco rapporto.
In un certo modo, infatti, si intrecciano tutte tra loro e perciò sono tutte amiche l'una all'altra; infatti a una cosa consegue quest'altra, in forza del movimento di tensione, dell'intimo accordo e dell'unità della sostanza”.
In un certo modo, infatti, si intrecciano tutte tra loro e perciò sono tutte amiche l'una all'altra; infatti a una cosa consegue quest'altra, in forza del movimento di tensione, dell'intimo accordo e dell'unità della sostanza”.
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