L’Eroe dell’Idra
Fino a che
non ti convincerai che per te sarà buono
il cambiamento che stai vivendo, fino a quando non riuscirai a staccarti
dal passato, il ricordo ti
perseguiterà, di ciò che è andato perduto, di ciò che vorresti rivivere,
dell’immagine che eri.
Fino a che
non ti convincerai che per te sarà buono
il cambiamento non riuscirai a staccarti dal futuro, i tuoi desideri ti perseguiteranno, il confronto tra il
presente e l’immagine che hai di ciò che vorresti non ti lascerà in pace.
Così si vive, con un piede nel passato, uno
nel futuro e la testa e il cuore che si trovano staccati uno dall’altro,
inseguendosi o allontanandosi.
Quando il
nostro cammino diviene incerto, quando passiamo momenti bui, di sofferenza e nervosismo, siamo abituati a
giudicare il periodo come negativo, passeggero; un momento che sarebbe meglio
se non esistesse.
Chi viaggia sia
al di fuori che al di dentro del proprio sé, chi alcuni passi nel vuoto li ha già
fatti, comprende che la “tenebra”
insegna più della luce.
Comprende
che l’emotività negativa e il nostro giudizio nei momenti non proprio felici
può trasformarsi in un grosso Inganno.
Comprende
che in quei momenti non abbiamo le forze
sufficienti per essere obiettivi e
tendiamo a guardare il quadro molto più nero di quello che in realtà è.
Nei momenti
bui ci si può sentire in colpa, sconfitti,
umiliati, colpiti nell’orgoglio, delusi, amareggiati, poco desiderati, soli,
poco amati, e così via, sembra che la nostra strada prenda una brutta piega
e che il “destino” ci si rinfacci contro.
Non c’è
niente di male a provare emozioni di questo genere, ma possono degenerare in un
buco nero, se diamo troppo ascolto
ai pensieri che intasano il cuore.
Se “stiamo perdendo tempo”, se “ci sentiamo traditi, derisi, colpiti
nell’orgoglio”, se “le cose che
volevamo alla fine non sono come ce le immaginavamo”, se “sentiamo di essere arrivati ad un punto
morto”, se proviamo un dolore che riguarda il nostro cuore o la nostra
direzione, tutto questo non ci deve assolutamente far sentire amareggiati.
E’ un
peccato che la società di adesso bolli queste oscure profondità dell’animo come “depressioni”, solo la parola fa scappare il più sano dei sani.
Chi affronta
queste morti interiori invece è vicino alla figura dell’Eroe solitario che con tutta la forza d’animo che ha in
corpo affronta l’Idra di Lerna.
L’eroe, nella
sua lotta disperata contro mille teste e mille problemi assillanti, riesce a
capire che lui stesso deve ingannare questi pensieri e fare in modo che non si
aggrappino più al suo cuore per portarlo nell’abisso.
Con questa
visione la nostra battaglia contro
l’oscurità cambia notevolmente faccia.
L’uomo non
deve dimenticare che sono i momenti bui
a trasformarlo in quell’eroe vittorioso, pieno di profonde cicatrici illuminate da un
maturo Sole interiore.