L'agricoltura nella conoscenza del sè
“Non importa come sarà il raccolto, se ci sarà tanto da mangiare o meno,
nel semplice fatto di gettare il seme e dedicarsi teneramente alle piante,
sotto la guida della Natura, c’è gioia.”
Così Fukuoka parla a proposito
del rapporto tra l’uomo e la Natura.
Lavorando il terreno mi domando, qual è il vero scopo dell’agricoltura?
Qual è l’elemento fondamentale che rende questo rapporto profondo,
intimo, imprescindibile?
“L’agricoltura naturale […] il cui vero scopo non è il raccolto, ma il
perfezionamento degli esseri umani”
Quindi l’agricoltura è
strettamente collegata al percorso personale, alla conoscenza di sé stessi.
E, per riprendere le stesse parole di Fukuoka, si può dire che: “Conoscere
non è avere idea di qualcosa”.
Generalmente l’essere umano vive avendo
idea di “qualche cosa”, ovvero trasformando la realtà in immagini, simboli che gli faranno
comodo per spostarsi nell’universo tramite i sensi.
Più cresce e più le immagini create devono venire scomposte, sezionate e analizzate, vissute in maniera
esperienziale, “consumate” per togliere da esse il velo e scoprire cosa c’è
dietro.
Queste piccole “morti”, l’abbandonare
l’immagine verso la verità che si nasconde dietro, fanno molta paura all’uomo che
parteggia maggiormente per una vita “tranquilla”, serena, senza sconvolgimenti.
L’agricoltura aiuta nell’affrontare il cambiamento.
Si assiste quotidianamente al
processo della trasformazione, dove la pianta che nasce, cresce e si riproduce,
muore nuovamente per dare frutto alla terra.
Chi cura l’orto è sicuramente avvantaggiato nel comprendere che
niente di quel che si “abbandona”, niente di quello che muore viene disperso,
ma torna nuovamente per donare sostanza.
Così è l’uomo quando dona
gratis, riceve gratis, perché nello stesso modo in cui dona, se vogliamo
fare una parentesi “egoistica”, riceve
il doppio di ciò che dona.
Questo significa che, l’uomo che dona gratuitamente si libera
dell’ansia, dal peso dell’aspettativa, dal calcolo del prezzo del suo atto,
agisce perché lo vuole, non perché soggiace a qualche bisogno affettivo di
dipendenza.
Questo è ciò che una piccola
pianta, nel suo vivere quotidiano, può insegnare all’uomo.
Nessun commento:
Posta un commento