lunedì 27 ottobre 2014

Le spinose

Primo giorno alle Spinose

Arriviamo a sera.
Il primo incontro con gli abitanti de Le Spinose è  curioso.

I ragazzi nepalesi parlano l'italiano meglio di me, mentre con i genitori il dialogo si fa più difficile. Le frasi sono abbozzate tra meravigliosi sorrisi e qualche frase sospesa.
Prima di cena sistemiamo la verdura che verrà venduta a vari clienti il giorno dopo.

Antonella per quattro volte a settimana si sposta a Roma dove porta il generoso raccolto prodotto da un ettaro d'orto.
La proprietà si estende per 22 ettari, coltivati a cereali, ortaggi, vigna, uliveto e qualche altro albero da frutto.

Prima di acquistarla il terreno non era coltivato,  la terra pare dura e difficile da coltivare,  anche se i preparati biodinamici dati in questi ultimi anni hanno dato i loro frutti.
È il primo anno per l'orto. 

Prima vi si coltivava,  nello stesso ettaro di terra, erba medica prima e successivamente culture di cereali

Dopo essermi arrampicata sugli alberi a raccogliere i cachi,  passiamo la giornata ad innaffiare una parte dell'orto che in questo periodo sta soffrendo per la mancanza di piogge. 

Mentre abbeveriamo le piantine osservo la disposizione geometrica precisa e pensata delle filari disposte in collina,  coltivate da Pupu e Ciocchi (scrivo solo la pronuncia) che di orto se ne intendono.
Precedentemente lavoravano la loro terra in Nepal. 

Pupu abitava a 7.000 mal dove l'aria è più  rarefatta e l'inverno porta la neve. 

Nonostante le temperature rigide ha trovato più difficoltà  a sopportare il freddo umido di queste parti.

Il cielo si copre di nuvole sopra le culture: file di broccoli, cicoria e bieta, insalate, cipolle, seminativi di spinaci e fave, finocchi, l'ultimo rimasuglio di pomodorini e zucchine.

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