venerdì 22 gennaio 2016

INNatura: Creditori di Felicità

 Creditori di Felicità



Al saggio tutta la Terra é aperta ,
perchè patria di un' anima bella é il mondo intero“

Democrito



Sempre più spesso, immagini con sfondi colorati dai bei tramonti svettano tra le pagine dei social con su scritto testi del genere:
“Chissà quelli che non soffrono di ansia e paranoie cosa fanno nella vita”

Fioccano i commenti e gli apprezzamenti. 
Tutti si sentono partecipi di un disagio che nei social viene alla luce.
Fino a quel momento era qualcosa di intimo, personale, ora diventa qualcosa di globale.
Cosa è cambiato? Nulla.

Se intimamente si viveva il “disagio dell'ansia” con una preoccupazione crescente da cui scappare, ora si vive questa emotività allo stesso modo.
La differenza sta nella condivisione sui social, dove ho dalla mia parte chi mi consola, un'arma importante per giustificarmi maggiormente: posso sentirmi vittima senza colpevolizzarmi troppo.


Posso sentirmi vittima senza colpevolizzarmi troppo”


Infatti questi “patpat” ci fanno sentire molto a nostro agio, compresi, assecondati.

Può sembrare che in questo modo l' ”ansia” si plachi del tutto, ma in realtà la teniamo buona con dei bocconcini prelibati.

Ci sono molti motivi che fanno scatenare ansie e paranoie e non starò ad elencarli, ma posso riassumere in due alternative, i modi in cui scegliamo di relazionarci:

-non affrontare i nostri dubbi, paranoie
-confrontarsi con esse


Ammettiamolo. Affrontare i nosti pensieri è estremamente difficile.
Tutti avremmo voluto avere un insegnamento unico, efficace, per poterci rapportare con essi.

E invece no.

Siamo perduti, camminiamo in circolo a volte, ci sentiamo sbattere da una parte all'altra senza venire a capo di niente con una domanda che rimbomba in testa:

Che devo fare per liberarmene?




NON AFFRONTARE I NOSTRI DUBBI

Inanzittutto dobbiamo ammettere che il problema c'è.
Sembra facile ma non è così perchè questo vuol dire scontrarsi con l'immagine che abbiamo di noi stessi.
-Vuol dire che in realtà non siamo così bravi, belli e buoni come pensiamo, che possiamo essere criticabili e giudicabili dagli altri e da noi stessi.
Abbiamo paura di diventare vulnerabili, non amati e soli.
Quindi ci costruiamo un bozzolo duro per proteggerci da questo terribile destino che ci prospettiamo.

-Vuol dire che in realtà non siamo così vittime, così bisognosi di “patpat”, non siamo persone che devono essere salvate o consolate, dobbiamo abbandonare l'idea che qualcuno ci salvi.

E sopra tutto: dobbiamo accettare di essere responsabili della nostra felcità.

Non affrontiamo i nostri dubbi perchè abbiamo paura di non corrispondere all'immagine che abbiamo creato nel tempo, quella che ci determina e definisce chi siamo.

E' molto difficile ammettere, per esempio, che siamo persone che “stanno molto attente al fisico” se siamo cresciuti in un contesto mentale in cui è sbagliato pensarla così.
Ammetterlo distrugge l'idea dell'immagine morale che abbiamo di noi.




CONFRONTARSI CON ESSE

Nel nostro fuggifuggi inseguiamo una chimera: la felicità, la tranquillità, l'essere amato...
E' una chimera perchè il fuggifuggi non ci permette di ottenere quelle cose.

Soprattutto se pensiamo che le nostre paranoie derivino dagli altri, da come gli altri si sono comportati con noi, da quanto ci hanno fatto soffrire.
Oppure se pensiamo come delle vittime sacrificali, che tutto dipende da noi, che noi siamo il male, che noi abbiamo sbagliato...

...è come essere in una foresta buia: se continui a disperarti rimarrai lì.
Stai cercando di aggrapparti su ogni cosa ti capiti a tiro per non affrontare te stesso, per non affrontare anche solo questo pensiero: che ti sei perso.

Quando una di queste verità viene “magicamente” a galla, analizziamo come reagisce la nostra mente:
Mi sono perso”
mente: “Sei un buono a nulla / Quanto sei stupido? / Eppure sapevi cosa volevi prima / Chi è quel deficiente che ci ha condotti qui? / Ora non uscirò mai più di qui. / Mi hanno abbandonato / Non si interessa di me, non mi chiamerà più / Ama quell'altro perchè io non sono...

La reazione successiva solitamente è questa: dar ragione a questi pensieri, seguirne il corso, permettere che si aggancino alla tua emotività e alla fine crogiolarti in essi.

Ti crogioli appioppandoci sopra un sacco di scusanti che ti mettono in buona luce o che fanno di te una vittima sacrificale, a cui tutto il destino si rivolta contro e a cui nessuno vuole bene.

Ed è questo l'elemento che “ci frega”, che ci fa deviare dal percorso: il giudizio che diamo ai nostri pensieri. Un giudizio che pone in confronto ciò che succede e l'immagine che hai di te.





L'IMMAGINE DI TE STESSO


In tutti gli anni della tua esistenza ti sei costruito un'immagine di te.
Questa immagine è radicata in profondità:
è formata dai tuoi valori, dalle tue sicurezze e ideali, forgiata secondo le tue esperienze.

L'immagine che hai di te stesso costitutisce la tua base, la tua sicurezza, le tue certezze.

Ora stanno avvenendo cose che ti portano fuori dal tuo "recinto", che possono scalfire questa figura, anche se non ne sei cosciente al cento per cento.


Quindi cosa fa il tuo io, la tua Immagine?


Cerca di difendersi, non vuole accettare alcune cose di te che non rientrano dentro questi schemi, queste sicurezze, che con tanta fatica ti aiutano a controllare la tua realtà.

L'Immagine, questa parte di te così forte sopravanza e attua una politica di difesa, di critica della realtà, di giudizio, dominata da quest'unica regola:
Tu non sei così, tu sei come dico io, come ci siamo dipinti in tutto questo tempo.”

L'Immagine cerca di giustificare il tuo vissuto presente in qualche modo per far sì che tu rientri ancora dentro l'immagine che hai di te. Che tu possa ancora controllarti e controllare la realtà.

Perchè tu non soffra scoprendoti diverso dall'immagine che ti sei creato con tanta fatica.

E' molto doloroso infatti dirsi con sincerità: Io provo questo.
E' molto doloroso ammettere: Io ho agito così per questi reali motivi.

Fino a che non ti affronterai in questo modo scapperai e più scapperai e più la tua Immagine, il tuo Io, cercherà di difendersi e l'ansia crescerà.




COME COMUNICARE CON L'IMMAGINE?


Puoi iniziare dal Pensiero.
Quando un pensiero si sussegue ad un altro a ritmo sfrenato puoi cercare di riconoscere da dove derivano e che scopo hanno.

Ovvero

quando un pensiero viene fuori ha un obiettivo.
Gli obiettivi sono tanti: vuole farti provare commisarazione, vuole farti giustificare,... oppure può portarti luce sulla realtà.

Se riconosci gli obiettivi sinceri dei tuoi pensieri e come tu rispondi ad essi, saprai quali pensieri ti aiuteranno a maturare e quali ti porteranno all'oblio, all'autocommiserazione, al vittimismo.
Sceglierai quali alimentare e quali no.

La vita cerca sempre di destrutturare l'Immagine falsa che ti sei creato.

Ci vuole tempo per capire qual'è la verità del nostro comportamento e del perchè vengono fuori alcuni pensieri, ma se questo ragionamento entrerà in te inizierai a comprendere come reagisce la tua mente, il tuo spirito, alle situazioni esterne.


E forse noterai che nella Foresta Buia vi sono già molti percorsi tracciati per uscirne.





Per chi vuole approfondire il tema dell'Immagine eccovi un esempio molto semplice:

Una Ragazza viene lasciata dal Ragazzo perchè lui si è innamorato di un altra.
La Ragazza ha sempre sognato il principe azzurro e si è sempre vista come una brava ragazza con saldi principi.
La Ragazza subisce la perdita e nonostante tutto segue il Ragazzo in tutti i modi, in tutto ciò che fa.
La Ragazza ad un certo punto inizia a provare dei sentimenti di odio, gelosia, rabbia, tutti sentimenti che giustifica ad un fine: il fatto di essere stata abbandonata.
La Ragazza che ha un'immagine di sè, di donna buona, carina e brava, in realtà si deve raffrontare con delle parti di sè più oscure, più insidiose, che non riconosce come sue.
La Ragazza non vuole ammettere che quelle parti di sè emergano fuori quindi cerca di giustificarle rispetto alla situazione.
Si dice cose del tipo: lui ha fatto questo, lui ha fatto quello, e per questo io provo abbandono, rabbia, delusione.
Non affronta questi sentimenti, li collega all'esterno, per non scalfire l'immagine che ha di lei. Inizia anche a darsi addosso, dicendosi che non è abbastanza quello, non abbastanza questo, ma anche questi tipi di pensieri sono scusanti per non accettare la realtà semplice.
Semplice ma difficile.
La realtà è difficile perchè la Ragazza deve accettare delle cose che non rientrano nell'immagine che si è fatta di sè e che vanno a toccare dei dolori che la Ragazza nel passato non ha affrontato del tutto.
Per esempio, se questa Ragazza è già stata abbandonata da un ragazzo, non vuole pensare che questo nuovo Ragazzo “abbia” fatto lo stesso.
Non vuole pensare al tema dell'abbandono, del perchè lei traduce in "abbandono" un fatto che è semplicemente fatto, che non ha altre motivazioni.
Quel ragazzo in realtà non l'ha abbandonata, ma lei lo traduce così. Perchè?
La realtà che ha davanti la mette alla prova, le fa vedere cose che non vuole accettare di sé stessa. Questa situazione è intollerabile, quindi cerca di scappare, perchè altrimenti dovrebbe diventare responsabile di quello che è. 
 
Una persona che soffre diviene responsabile della sua sofferenza e così della sua felicità.
Ma noi siamo abituati ad avere un'idea di noi e a sentirci creditori di felicità.
Gli altri si devono occupare di noi. Questa è una delle immagini a cui siamo tutti attaccati.
In realtà quest'immagine deve crollare. anche se è un evento doloroso.”

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