Foto di Francesco Olivieri |
Ti può
succedere in queste giornate soleggiate, dove il sol leone ti addenta la schiena arrossandoti la pelle, che
camminino nel Grande Cielo le nuvole
grigie e nel primo pomeriggio si scatenino
in una torrenziale pioggia estiva.
Se sei al pascolo con le capre conosci ogni
anfratto o grotta che vi sia nelle vicinanze.
Devi
lasciare per forza il gregge, coprirti alla belle meglio e una volta finito
l’acquazzone, farti aiutare dal tuo compagno
a quattro zampe per radunarle tutte.
Tornando
verso il quartier generale il cielo
si è coperto in un attimo. Sono bastati cinque minuti di strada per arrivare fradici al capraio.
Quando passi
un po’ di tempo nella foresta mentre piove, dalla confusione iniziale che i goccioloni producono scontrandosi come
impazzite tra i ceppi e le fronde, inizi lentamente ad entrare nell’armonia naturale,
cogliendo le differenze tra i suoni e i ritmi.
Ogni goccia produce un suono diverso a
seconda della tipologia di foglia o di materiale.
Mentre
penetri in questa musica, dilati i tuoi spazi, ti domandi cosa vi sia qualche
metro più in là, senza usare la vista
immagini delle foglie larghe, della paglia sparsa, del legno accatastato.
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