Primo giorno alle Spinose
Arriviamo a sera.
Il primo incontro con gli abitanti de Le Spinose è curioso.
Il primo incontro con gli abitanti de Le Spinose è curioso.
I ragazzi nepalesi parlano l'italiano meglio di me, mentre con i genitori il dialogo si fa più difficile. Le frasi sono abbozzate tra meravigliosi sorrisi e qualche frase sospesa.
Prima di cena sistemiamo la verdura che verrà venduta a vari clienti il giorno dopo.
Antonella per quattro volte a settimana si sposta a Roma dove porta il generoso raccolto prodotto da un ettaro d'orto.
La proprietà si estende per 22 ettari, coltivati a cereali, ortaggi, vigna, uliveto e qualche altro albero da frutto.
Prima di acquistarla il terreno non era coltivato, la terra pare dura e difficile da coltivare, anche se i preparati biodinamici dati in questi ultimi anni hanno dato i loro frutti.
È il primo anno per l'orto.
Prima vi si coltivava, nello stesso ettaro di terra, erba medica prima e successivamente culture di cereali.
Dopo essermi arrampicata sugli alberi a raccogliere i cachi, passiamo la giornata ad innaffiare una parte dell'orto che in questo periodo sta soffrendo per la mancanza di piogge.
Mentre abbeveriamo le piantine osservo la disposizione geometrica precisa e pensata delle filari disposte in collina, coltivate da Pupu e Ciocchi (scrivo solo la pronuncia) che di orto se ne intendono.
Precedentemente lavoravano la loro terra in Nepal.
Pupu abitava a 7.000 mal dove l'aria è più rarefatta e l'inverno porta la neve.
Nonostante le temperature rigide ha trovato più difficoltà a sopportare il freddo umido di queste parti.
Il cielo si copre di nuvole sopra le culture: file di broccoli, cicoria e bieta, insalate, cipolle, seminativi di spinaci e fave, finocchi, l'ultimo rimasuglio di pomodorini e zucchine.
arriviamo... bello viaggiare in compagnia.
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