Il Pensiero, l'Atto
L'imperatore Marco Aurelio nel suo A sé stesso, porta alla luce quali siano i quesiti fondamenteali dell'uomo in cammino verso il suo verò sè.
Quell'uomo che parlava in questi termini:"Ritto o messo Ritto dagli altri" della sua persona, si pone in relazione tra il suo pensiero e il suo agire.
Le sue riflessioni sono il risultato di innumerevoli domande cui la sua anima faceva fronte:
"Ciò che sto facendo in che rapporto è con me?"
Nel suo vivere è determinante avere saldi principi, relativi al bene e al male.
"Per l'uomo non esiste alcun bene che non lo renda parimenti Giusto, Temperante, Forte, Libero."
Siamo oberati di opinioni, critiche, malelingue e teniamo poco conto del ragionamento limpido, acritico che precederebbe ogni nostro singolo gesto, se esso fosse guidato da tutti i nostri "corpi".
Quando compi un'azione poni attenzione al soggetto, azione, opinione, significato della stessa.
Domandati:
-Questo fatto che cosa è mai in se stesso, nella sua particolare costituzione? Qual'è il suo aspetto formale, quale la sostanza?
-Quale causa vi è in lui?
-E nel mondo, quali conseguenze produce?
-Per quanto tempo può durare?
"Se non va bene non devi agire.
Se non è vero non lo devi dire.
L'impulsio sia nelle tue mani."
e ancora:
-Se una cosa dipende da te perchè la fai?
-Se è in potere degli altri, a chi vuoi darne la colpa?
Se lo puoi, correggi chi ne è la causa.
Se non puoi, cerca di migliorare la cosa stessa.
Se non puoi nè l'una nè l'altra dove ti può portare ancora una continua querimonia?
-Tu a quale scopo sei stato creato?
Osserva se il concetto d'uomo ammette la conclusione che gli dai.
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