Foto di Francesco Olivieri |
Prima di
partire mio nonno mi disse che grande
perdita fosse per l’uomo d’oggi la scomparsa
delle lucciole.
Da piccolo
viveva in un paesino marchigiano,
una realtà rurale dove era naturale vederle brillare nelle notti d’estate.
In tanti anni passati ricordo di
averle viste in città una volta sola,
nei dintorni di un parco alla periferia della capitale.
Tornando da Roma, dopo aver assistito alle prove
della Titubanda, abbiamo percorso le
stradine isolate della Sabina.
Geraint ferma
la macchina e scendiamo per assistere allo spettacolo di questi piccoli
insetti, i cui maschi si accendono per
mostrarsi appetibili alla loro controparte.
Anni fa il
posto pareva una discoteca di luci, valzer
d’amore, al richiamo per l’accoppiamento.
Nonostante
ora siano diminuite lo spettacolo è
di rara bellezza.
Decidiamo di
prenderci una sera per cenare vicino
all’uliveto così da goderci meglio la notte
illuminata.
Basta un po’
di riso col pesto d’erbe e mandorle,
del vino bianco, un piccolo telescopio e una tavola improvvisata c on il suo mazzetto di fiori al centro.
Il falò rischiara e
riscalda, alla notte non s’avvicina
il buio, né il silenzio, che tra lucciole
e insetti gracidanti, godiamo
del nostro concerto IN NATURA.
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