domenica 31 gennaio 2016

IN Dialogo: L'EROE della Saga

Dialogare con il proprio sè: L'EROE della Saga





Avviene nel corso della nostra vita, di incontrare diverse persone.
Ognuna di queste ci pone davanti a delle scelte e domande, sul nostro pensiero, comportamento, passato.

Nella felicità o nella sofferenza si opera una certa battaglia, dove l'Eroe stringe tra i denti il pugnale o li rilassa aprendoli in un sorriso.

Quell'Eroe sei tu. Il protagonista di quella Saga che piano piano stai scrivendo.
Il confronto con l'avversario (noi stessi) è la nostra battaglia personale.


Agiamo quindi in due diverse maniere: consapevolmente o non consapevolmente. 
Qui sta tutta la differenza. 
E' qui che si gioca il nostro "passaggio di livello", l'acquisto della nuova arma o armatura che porterà a confrontarci con battaglie sempre più epiche.

L'Eroe cammina solitario (ogni eroe descritto nei poemi è sempre solitario, non solo) e durante il suo viaggio nel mondo fa vari incontri. 




Dialogo dell'EROE


A seconda della propria esperienza, introspezione, a seconda del tipo di attitudine, carattere, l'Eroe reagirà in più modi:
riconoscerà chi vuole aiutarlo e chi no, quali sono i compagni migliori, quali comportamenti siano da lodare e quali da allontanare, ...


L'Eroe evolve quando inizia a dialogare con sé stesso.


Quando, davanti all'ennesimo incontro,
  - (l'Eroe tira fuori la spada allarmato) non si sofferma solo al piano emotivo, quello che per primo comanda il suo cuore, ma progredisce
  - (l'Eroe osserva il suo avversario/alleato ponendosi delle domande su di lui) instaurando un dialogo con sè stesso, apre la mente e lo spirito.

 
Durante il loro vagabondare, l'Eroe e il suo nuovo compagno, affronteranno molte avventure.

L'Eroe sarà attanagliato dai dubbi, verrà messa alla prova la sua fedeltà, dovrà affrontare le sue paure, rispondere alle richieste di aiuto,... e ogni volta che dialogherà con una parte di sé stesso (il suo nuovo/i compagni e alleato/i che incontrerà lungo la via) crescerà la sua esperienza e la sua conoscenza.




Che differenza c'è tra l'EROE "buono" e l' EROE "malvagio"?

  - L'Eroe "buono" è quel tipo di Eroe che, nonostante tutte le avversità e le paure, non demorde.
Che ha dannatamente paura, che è dannatamente attanagliato da dubbi, insicurezze, problemi, e ogni giorno deve fare fatica per affrontare il suo cammino, ma nonostante tutto, non cede al "lato oscuro", non getta la spugna.

  - L'Eroe "malvagio" è quel tipo di Eroe che ha gettato la spugna, che è caduto, sconfitto dalla sua sofferenza.
L'Eroe malvagio fugge dal suo dolore, paradossalmente immergendosi in esso, o costruendo una difesa alta dove niente o nessuno lo può intaccare.





Il potere dell'EROE


I due tipi di Eroi usano il loro potere in maniera differente.

  - L'Eroe "buono" rafforza il suo spirito rialzandosi ad ogni caduta, non fuggendo alla verità che gli si palesa davanti, ma scrutandola per cercare sé stesso,
L'Eroe buono cambia sé stesso crescendo nella conoscenza del suo spirito.
L'Eroe buono porta con sé tutti i problemi e i dubbi, molte volte vuole cedere, abbandonare e lasciare tutto, ma alla fine non lo fa, non si perde nell'odio;
 
  - L'Eroe "malvagio" ha un potere esplosivo, che si alimenta dalla sua rabbia, sofferenza e dal suo odio verso sé stesso e ciò che ha subito.
L'Eroe malvagio vuole cambiare l'esterno, sconvolgendo il mondo, dominandolo.
Per l'Eroe malvagio ognuno diventa un nemico, anche se stesso, si lamenta del suo destino e ritiene responsabili tutti quanti del suo dolore, accecato dall'odio.

°-°-°-°


Ogni Eroe nel corso della sua esistenza si rapporterà con il proprio destino e sceglierà che parte abbracciare, alimentandola fino a trasformarlo.
Se riconoscerà in sè stesso la "Fenice" rinascerà dalle ceneri, altrimenti vi sprofonderà, e nella sua mancanza di fede, delle ceneri vedrà solo ceneri. 

INCucina: Torta con... Torta alle Carote

Torta con... Torta alle Carote


Rispetto alle altre Torte senza... 
le Torte con presentano prodotti uova-lattieri nella lista ingredienti!

In ogni caso, in tutte e due le varietà di Torta rimane il buon profumo che pervade tutta casa.
Quindi iniziamo! Che ci serve?




Ingredienti:
-300 g di Carote
-300 g di Farine miste
-50g di farina di mandorle (potete tritare finemente delle mandorle)
-3 uova
-180 g di zucchero
-90g di olio
-lievito (potete usare un cucchiaino di bicarbonato in alternativa)
-succo di limone (e scorza gratuggiata se il limone è bio)

°-°-°-°

Procedimento:
Grattuggiate le carote. A seconda dei gusti potete fare una grattuggiata grossolana o più fine.
Versare le uova, lo zucchero e un pizzico di sale in una terrina e mescolate il tutto con una frusta manuale o elettrica.

Aggiungete piano piano la farina che avrete precedentemente versato in una ciotola e mescolato insieme alla farina di mandorle e al lievito.

Continuate ad amalgamare il composto con una frusta.
Infine unite l'olio. Amalgamate. E le carote. Amalgamate con delicatezza.

Infornate la torta in forno normale per 170°per 45 minuti, altrimenti a 150° per 35/40 minuti in forno ventilato.

E' una torta che rimane estremamente soffice e leggera, ideale per ogni spuntino!

E buon appetito! ;)

venerdì 22 gennaio 2016

INNatura: Creditori di Felicità

 Creditori di Felicità



Al saggio tutta la Terra é aperta ,
perchè patria di un' anima bella é il mondo intero“

Democrito



Sempre più spesso, immagini con sfondi colorati dai bei tramonti svettano tra le pagine dei social con su scritto testi del genere:
“Chissà quelli che non soffrono di ansia e paranoie cosa fanno nella vita”

Fioccano i commenti e gli apprezzamenti. 
Tutti si sentono partecipi di un disagio che nei social viene alla luce.
Fino a quel momento era qualcosa di intimo, personale, ora diventa qualcosa di globale.
Cosa è cambiato? Nulla.

Se intimamente si viveva il “disagio dell'ansia” con una preoccupazione crescente da cui scappare, ora si vive questa emotività allo stesso modo.
La differenza sta nella condivisione sui social, dove ho dalla mia parte chi mi consola, un'arma importante per giustificarmi maggiormente: posso sentirmi vittima senza colpevolizzarmi troppo.


Posso sentirmi vittima senza colpevolizzarmi troppo”


Infatti questi “patpat” ci fanno sentire molto a nostro agio, compresi, assecondati.

Può sembrare che in questo modo l' ”ansia” si plachi del tutto, ma in realtà la teniamo buona con dei bocconcini prelibati.

Ci sono molti motivi che fanno scatenare ansie e paranoie e non starò ad elencarli, ma posso riassumere in due alternative, i modi in cui scegliamo di relazionarci:

-non affrontare i nostri dubbi, paranoie
-confrontarsi con esse


Ammettiamolo. Affrontare i nosti pensieri è estremamente difficile.
Tutti avremmo voluto avere un insegnamento unico, efficace, per poterci rapportare con essi.

E invece no.

Siamo perduti, camminiamo in circolo a volte, ci sentiamo sbattere da una parte all'altra senza venire a capo di niente con una domanda che rimbomba in testa:

Che devo fare per liberarmene?




NON AFFRONTARE I NOSTRI DUBBI

Inanzittutto dobbiamo ammettere che il problema c'è.
Sembra facile ma non è così perchè questo vuol dire scontrarsi con l'immagine che abbiamo di noi stessi.
-Vuol dire che in realtà non siamo così bravi, belli e buoni come pensiamo, che possiamo essere criticabili e giudicabili dagli altri e da noi stessi.
Abbiamo paura di diventare vulnerabili, non amati e soli.
Quindi ci costruiamo un bozzolo duro per proteggerci da questo terribile destino che ci prospettiamo.

-Vuol dire che in realtà non siamo così vittime, così bisognosi di “patpat”, non siamo persone che devono essere salvate o consolate, dobbiamo abbandonare l'idea che qualcuno ci salvi.

E sopra tutto: dobbiamo accettare di essere responsabili della nostra felcità.

Non affrontiamo i nostri dubbi perchè abbiamo paura di non corrispondere all'immagine che abbiamo creato nel tempo, quella che ci determina e definisce chi siamo.

E' molto difficile ammettere, per esempio, che siamo persone che “stanno molto attente al fisico” se siamo cresciuti in un contesto mentale in cui è sbagliato pensarla così.
Ammetterlo distrugge l'idea dell'immagine morale che abbiamo di noi.




CONFRONTARSI CON ESSE

Nel nostro fuggifuggi inseguiamo una chimera: la felicità, la tranquillità, l'essere amato...
E' una chimera perchè il fuggifuggi non ci permette di ottenere quelle cose.

Soprattutto se pensiamo che le nostre paranoie derivino dagli altri, da come gli altri si sono comportati con noi, da quanto ci hanno fatto soffrire.
Oppure se pensiamo come delle vittime sacrificali, che tutto dipende da noi, che noi siamo il male, che noi abbiamo sbagliato...

...è come essere in una foresta buia: se continui a disperarti rimarrai lì.
Stai cercando di aggrapparti su ogni cosa ti capiti a tiro per non affrontare te stesso, per non affrontare anche solo questo pensiero: che ti sei perso.

Quando una di queste verità viene “magicamente” a galla, analizziamo come reagisce la nostra mente:
Mi sono perso”
mente: “Sei un buono a nulla / Quanto sei stupido? / Eppure sapevi cosa volevi prima / Chi è quel deficiente che ci ha condotti qui? / Ora non uscirò mai più di qui. / Mi hanno abbandonato / Non si interessa di me, non mi chiamerà più / Ama quell'altro perchè io non sono...

La reazione successiva solitamente è questa: dar ragione a questi pensieri, seguirne il corso, permettere che si aggancino alla tua emotività e alla fine crogiolarti in essi.

Ti crogioli appioppandoci sopra un sacco di scusanti che ti mettono in buona luce o che fanno di te una vittima sacrificale, a cui tutto il destino si rivolta contro e a cui nessuno vuole bene.

Ed è questo l'elemento che “ci frega”, che ci fa deviare dal percorso: il giudizio che diamo ai nostri pensieri. Un giudizio che pone in confronto ciò che succede e l'immagine che hai di te.





L'IMMAGINE DI TE STESSO


In tutti gli anni della tua esistenza ti sei costruito un'immagine di te.
Questa immagine è radicata in profondità:
è formata dai tuoi valori, dalle tue sicurezze e ideali, forgiata secondo le tue esperienze.

L'immagine che hai di te stesso costitutisce la tua base, la tua sicurezza, le tue certezze.

Ora stanno avvenendo cose che ti portano fuori dal tuo "recinto", che possono scalfire questa figura, anche se non ne sei cosciente al cento per cento.


Quindi cosa fa il tuo io, la tua Immagine?


Cerca di difendersi, non vuole accettare alcune cose di te che non rientrano dentro questi schemi, queste sicurezze, che con tanta fatica ti aiutano a controllare la tua realtà.

L'Immagine, questa parte di te così forte sopravanza e attua una politica di difesa, di critica della realtà, di giudizio, dominata da quest'unica regola:
Tu non sei così, tu sei come dico io, come ci siamo dipinti in tutto questo tempo.”

L'Immagine cerca di giustificare il tuo vissuto presente in qualche modo per far sì che tu rientri ancora dentro l'immagine che hai di te. Che tu possa ancora controllarti e controllare la realtà.

Perchè tu non soffra scoprendoti diverso dall'immagine che ti sei creato con tanta fatica.

E' molto doloroso infatti dirsi con sincerità: Io provo questo.
E' molto doloroso ammettere: Io ho agito così per questi reali motivi.

Fino a che non ti affronterai in questo modo scapperai e più scapperai e più la tua Immagine, il tuo Io, cercherà di difendersi e l'ansia crescerà.




COME COMUNICARE CON L'IMMAGINE?


Puoi iniziare dal Pensiero.
Quando un pensiero si sussegue ad un altro a ritmo sfrenato puoi cercare di riconoscere da dove derivano e che scopo hanno.

Ovvero

quando un pensiero viene fuori ha un obiettivo.
Gli obiettivi sono tanti: vuole farti provare commisarazione, vuole farti giustificare,... oppure può portarti luce sulla realtà.

Se riconosci gli obiettivi sinceri dei tuoi pensieri e come tu rispondi ad essi, saprai quali pensieri ti aiuteranno a maturare e quali ti porteranno all'oblio, all'autocommiserazione, al vittimismo.
Sceglierai quali alimentare e quali no.

La vita cerca sempre di destrutturare l'Immagine falsa che ti sei creato.

Ci vuole tempo per capire qual'è la verità del nostro comportamento e del perchè vengono fuori alcuni pensieri, ma se questo ragionamento entrerà in te inizierai a comprendere come reagisce la tua mente, il tuo spirito, alle situazioni esterne.


E forse noterai che nella Foresta Buia vi sono già molti percorsi tracciati per uscirne.





Per chi vuole approfondire il tema dell'Immagine eccovi un esempio molto semplice:

Una Ragazza viene lasciata dal Ragazzo perchè lui si è innamorato di un altra.
La Ragazza ha sempre sognato il principe azzurro e si è sempre vista come una brava ragazza con saldi principi.
La Ragazza subisce la perdita e nonostante tutto segue il Ragazzo in tutti i modi, in tutto ciò che fa.
La Ragazza ad un certo punto inizia a provare dei sentimenti di odio, gelosia, rabbia, tutti sentimenti che giustifica ad un fine: il fatto di essere stata abbandonata.
La Ragazza che ha un'immagine di sè, di donna buona, carina e brava, in realtà si deve raffrontare con delle parti di sè più oscure, più insidiose, che non riconosce come sue.
La Ragazza non vuole ammettere che quelle parti di sè emergano fuori quindi cerca di giustificarle rispetto alla situazione.
Si dice cose del tipo: lui ha fatto questo, lui ha fatto quello, e per questo io provo abbandono, rabbia, delusione.
Non affronta questi sentimenti, li collega all'esterno, per non scalfire l'immagine che ha di lei. Inizia anche a darsi addosso, dicendosi che non è abbastanza quello, non abbastanza questo, ma anche questi tipi di pensieri sono scusanti per non accettare la realtà semplice.
Semplice ma difficile.
La realtà è difficile perchè la Ragazza deve accettare delle cose che non rientrano nell'immagine che si è fatta di sè e che vanno a toccare dei dolori che la Ragazza nel passato non ha affrontato del tutto.
Per esempio, se questa Ragazza è già stata abbandonata da un ragazzo, non vuole pensare che questo nuovo Ragazzo “abbia” fatto lo stesso.
Non vuole pensare al tema dell'abbandono, del perchè lei traduce in "abbandono" un fatto che è semplicemente fatto, che non ha altre motivazioni.
Quel ragazzo in realtà non l'ha abbandonata, ma lei lo traduce così. Perchè?
La realtà che ha davanti la mette alla prova, le fa vedere cose che non vuole accettare di sé stessa. Questa situazione è intollerabile, quindi cerca di scappare, perchè altrimenti dovrebbe diventare responsabile di quello che è. 
 
Una persona che soffre diviene responsabile della sua sofferenza e così della sua felicità.
Ma noi siamo abituati ad avere un'idea di noi e a sentirci creditori di felicità.
Gli altri si devono occupare di noi. Questa è una delle immagini a cui siamo tutti attaccati.
In realtà quest'immagine deve crollare. anche se è un evento doloroso.”

sabato 16 gennaio 2016

INViaggio: Il Passaporto

 Passaporto



Arrivo subito al dunque: avete in mente di partire per l'estero e vi serve un passaporto.
Prima di tutto controllate in quali paesi il passaporto è necessario.
Quivengono elencati i paesi dove si può viaggiare con la sola cartad'identità.

Ecco quanto spenderete: 121 euro
Ecco i luoghi in cui dovrete andare: Tabaccaio, Poste Italiane, Questura



Cosa dovete fare per ottenerlo?

    Prima spesa: 73,50 euro

1.Recatevi al tabaccaio e chiedete:
Un
contrassegno amministrativo del valore di 73,50 euro.
(Se avete acquistato in precedenza il contrassegno da 40,29 e non vi è ancora scaduto il passaporto, potete integrarlo con un contrassegno da 33,21)


     Seconda spesa: 42,50 euro

2.Recatevi all'ufficio postale e chiedete il bollettino per il rilascio del passaporto.
Il bollettino per-compilato avrà su scritto la dicitura:
c/c n°n. 67422808
intestato a: Ministero dell'Economia e delle Finanze - Dipartimento del tesoro
La causale è: "importo per il rilascio del passaporto elettronico"

     Terza spesa: 5 euro

3.Recatevi ad una Cabina Fototessera presente nella vostra città per scattarvi una foto formato fototessera.
Potete anche stamparle in fotocopisteria su carta fotografica, ma devono essere di ottima qualità e delle misure consentite. Il costo in questo caso si riduce a 1 euro.

     Totale costo: 121 euro



Una volta ottenuta tutta la documentazione passiamo alla seconda tranche:

Recatevi alla:Questura della Polizia (solo la questura può leggervi le impronte digitali)

armati” di:
-2 Fototessere
-un documento di riconoscimento valido (es. carta d'identità)
-la ricevuta di pagamento tramite bollettino pagato alle poste
-il contrassegno amministrativo preso dal tabaccaio
-passaporto scaduto (in caso lo abbiate)


Una volta consegnato tutto vi prenderanno le impronte digitali (ebbene sì).
Il documento sarà rilasciato entro qualche giorno. Nel mio caso ho atteso una settimana.



Riguardo le impronte digitali

Ho chiesto agli agenti se le impronte venivano registrate o conservate in qualche database.
La risposta è stata no.
Le impronte si registrano nel momento in cui si crea il passaporto, poi vengono cancellate.
Vengono conservate come dati solo nel passaporto, all'interno del microchip e confrontate direttamente all'aeroporto con le vostre originali.


sabato 5 dicembre 2015

INCucina: Una Crostata...Bomba!!

Una Crostata...Bomba!





Il periodo invernale esige una nuova crostata, una crostata bomba!

Ho già parlato in passato della Crema di Nocciole realizzata insieme a Marcello e ora la ripropongo insieme alla pasta frolla.



Ecco cosa vi serve:

350 gr di farine miste
4 cucchiai di zucchero
2 cucchiai di olio di girasole (o 100 gr di burro)
400 gr di crema di nocciole 
succo di limone
1 cucchiaino raso di bicarbonato
acqua qb
1 pizzico di sale



 
Procedimento:

Prima di tutto realizzate la crema di nocciole. Trovate la ricetta, di semplicissima lavorazione, qui.
Potete aggiungervi un po' d'acqua quando è ancora calda per farla diventare più fluida, facile da spalmare.

Poi prendete una terrina e mettetevi tutti gli ingredienti secchi.

Aggiungete l'olio o il burro sciolto, il succo di limone.

Fate attenzione che non faccia reazione con il bicarbonato, i due agenti devono entrare in contatto solo dopo che siano stati mischiati con gli altri ingredienti.

Il composto deve avere la consistenza giusta: non deve essere appiccicaticcio, nè tendere a sgretolarsi.
Aggiungete poca acqua alla volta fino a che non otterrete la consistenza giusta per lavorarla e fare una palla.

Stendete la pasta con il mattarello, formate i bordi e stendetevi sopra la crema di nocciole.


Preriscaldate il forno a 180° e infornate per 20\30 minuti, cioè fino a quando la pasta non si sia leggermente dorata!



N.B. Gli ingredienti sono misurati per una teglia di medie dimensioni, se volete fare una crostata su base rotonda, misura 24\26 cm ne basta la metà (a meno che non preferite una pasta molto alta).



giovedì 19 novembre 2015

IN Cammino: Chiedersi Il Perchè

Chiedersi Il Perchè





"La scoperta di una causa porta alla liberazione dai suoi effetti?
La conoscenza d'una causa distrugge il risultato?

Conosciamo le cause, economiche e psicologiche, della guerra, e ciononostante incoraggiamo la barbarie e l'autodistruzione.

Dopo tutto, il motivo che ci spinge alla ricerca delle cause è il desiderio di liberarci dagli effetti.
Questo desiderio è un'altra forma di resistenza o di condanna; e quando c'è condanna, non c'è comprensione."





Per molti anni mi sono chiesta il perchè degli avvenimenti che operavano in me.
Come mai provassi certe emozioni o perchè mai mi accadessero certi eventi.


Perchè non riesco a fare...Perchè lei\lui ha quest'atteggiamento...Perchè mi sento bloccato\a a...

Prima di incontrare questo scritto non mi ero chiesta l'ennessimo Perchè.
Il Perchè sui perchè, a quale fine tendono le mie domande.



Cosa mi spinge a cercare le cause di ciò che accade, ciò che provo... ? 


La risposta è immediata per tutti: vogliamo risolvere la nostra situazione.  

Vogliamo liberarci dagli effetti che la situazione provoca in noi, illudendoci di liberarci dalla sofferenza se ne conoscessimo la causa.

Purtroppo il desiderio di liberarci dagli effetti non ci porta alla felicità, non allevia la nostra ossessionante domanda,  fino a che la mente è dominata da essa.




Il libro continua:


"E allora che cosa si deve fare? 
Perchè la mente è dominata da queste meschine e stupide ossessioni?


E la risposta netta, chiara in maniera stupefacente è la seguente:

"Chiedersi il perchè NON è ricercare la causa intesa come qualcosa distinto da noi stessi che si deve trovare; è semplicemente scoprire le vie del nostro modo di pensare.

Così che, perchè la mente si occupa in questo modo? 
Non è forse perchè essa è superficiale, fatua, meschina, attratta quindi dalle sue stesse attrazioni?"



Mente superficiale e inferiore
 
La mente superficiale, inferiore, è costantemente preda di qualche agitazione, combatte contro lo strato superiore della mente.
Le ossessioni non sono altro che un modo per evadere dal conflitto.


Perchè la mente superficiale è in preda all'agitazione?

Se la mente superficiale non è in pace indulge in ossessioni, reali o immaginarie, si incastra dentro riforme sociali, conclusioni religiose, relazioni opprimenti, cercando maestri, salvatori, riti e così via.

La mente superficiale si dibatte per non vedere il fatto ovvio, si ribella a cio che è. 

Fino a che continuerà a dibattersi contro la mente superiore le ossessioni continueranno.




Cosa vuol dire vedere il fatto ovvio?
Guardare in faccia il reale non vuol dire dover accettare le cose come stanno.
Vedere il fatto ovvio vuol dire comprendere la realtà e, se la comprendo, la mia mente superficiale si riappacifica.


Cosa vuol dire diventare consapevoli della realtà?

Essere consapevoli è quello stato dell'essere che porta alla comprensione del totale processo di ossessione o di qualsiasi altro problema.
"Soltanto allora ci sarà la liberazione di quel problema."

  E' estremamente importante sottolineare che questo stato di consapevolezza è privo di condanna o giustificazione del problema.
Non ci si deve abbandonare nuovamente alla mente superficiale che alimenta l'emotività e giudica la situazione.
Infatti:

"Essere così cosapevoli esige molta pazienza e sensibilità; è necessaria un'alacre e sostenuta attenzione, onde l'intero processo del pensiero possa essere osservato e capito."

sabato 31 ottobre 2015

IN Cammino: L'eroe dell'Idra



L’Eroe dell’Idra



Fino a che non ti convincerai che per te sarà buono il cambiamento che stai vivendo, fino a quando non riuscirai a staccarti dal passato, il ricordo ti perseguiterà, di ciò che è andato perduto, di ciò che vorresti rivivere, dell’immagine che eri.

Fino a che non ti convincerai che per te sarà buono il cambiamento non riuscirai a staccarti dal futuro, i tuoi desideri ti perseguiteranno, il confronto tra il presente e l’immagine che hai di ciò che vorresti non ti lascerà in pace.


Così si vive, con un piede nel passato, uno nel futuro e la testa e il cuore che si trovano staccati uno dall’altro, inseguendosi o allontanandosi.


Quando il nostro cammino diviene incerto, quando passiamo momenti bui, di sofferenza e nervosismo, siamo abituati a giudicare il periodo come negativo, passeggero; un momento che sarebbe meglio se non esistesse.




Chi viaggia sia al di fuori che al di dentro del proprio sé, chi alcuni passi nel vuoto li ha già fatti, comprende che la “tenebra” insegna più della luce.
Comprende che l’emotività negativa e il nostro giudizio nei momenti non proprio felici può trasformarsi in un grosso Inganno.
Comprende che in quei momenti non abbiamo le forze sufficienti per essere obiettivi e tendiamo a guardare il quadro molto più nero di quello che in realtà è.


Nei momenti bui ci si può sentire in colpa, sconfitti, umiliati, colpiti nell’orgoglio, delusi, amareggiati, poco desiderati, soli, poco amati, e così via, sembra che la nostra strada prenda una brutta piega e che il “destino” ci si rinfacci contro.


Non c’è niente di male a provare emozioni di questo genere, ma possono degenerare in un buco nero, se diamo troppo ascolto ai pensieri che intasano il cuore.

Se “stiamo perdendo tempo”, se “ci sentiamo traditi, derisi, colpiti nell’orgoglio”, se “le cose che volevamo alla fine non sono come ce le immaginavamo”, se “sentiamo di essere arrivati ad un punto morto”, se proviamo un dolore che riguarda il nostro cuore o la nostra direzione, tutto questo non ci deve assolutamente far sentire amareggiati.




E’ un peccato che la società di adesso bolli queste oscure profondità dell’animo come “depressioni”, solo la parola fa scappare il più sano dei sani.


Chi affronta queste morti interiori invece è vicino alla figura dell’Eroe solitario che con tutta la forza d’animo che ha in corpo affronta l’Idra di Lerna.
L’eroe, nella sua lotta disperata contro mille teste e mille problemi assillanti, riesce a capire che lui stesso deve ingannare questi pensieri e fare in modo che non si aggrappino più al suo cuore per portarlo nell’abisso.

Con questa visione la nostra battaglia contro l’oscurità cambia notevolmente faccia.


L’uomo non deve dimenticare che sono i momenti bui a trasformarlo in quell’eroe vittorioso, pieno di profonde cicatrici illuminate da un maturo Sole interiore.