Creditori di Felicità
“Al saggio tutta la
Terra é aperta ,
perchè patria di un'
anima bella é il mondo intero“
Democrito
Sempre più
spesso, immagini con sfondi colorati dai bei tramonti svettano tra le
pagine dei social con su scritto testi del genere:
“Chissà
quelli che non soffrono di ansia e paranoie cosa fanno nella vita”
Fioccano i
commenti e gli apprezzamenti.
Tutti si sentono partecipi di un
disagio che nei social viene alla luce.
Fino a quel
momento era qualcosa di intimo, personale, ora diventa
qualcosa di globale.
Cosa è
cambiato? Nulla.
Se intimamente si
viveva il “disagio dell'ansia” con una preoccupazione crescente
da cui scappare, ora si vive questa emotività allo stesso modo.
La differenza sta
nella condivisione sui social, dove ho dalla mia parte chi mi
consola, un'arma importante per giustificarmi maggiormente: posso
sentirmi vittima senza colpevolizzarmi troppo.
“Posso
sentirmi vittima senza colpevolizzarmi troppo”
Infatti questi
“patpat” ci fanno sentire molto a nostro agio, compresi,
assecondati.
Può sembrare che in questo modo l' ”ansia” si plachi del tutto,
ma in realtà la teniamo buona con dei bocconcini prelibati.
Ci sono molti motivi che fanno scatenare ansie e paranoie e
non starò ad elencarli, ma posso riassumere in due alternative, i
modi in cui scegliamo di relazionarci:
-non affrontare
i nostri dubbi, paranoie
-confrontarsi con esse
Ammettiamolo.
Affrontare i nosti pensieri è estremamente difficile.
Tutti
avremmo voluto avere un insegnamento unico, efficace, per poterci
rapportare con essi.
E
invece no.
Siamo
perduti, camminiamo in circolo a volte, ci sentiamo sbattere da una
parte all'altra senza venire a capo di niente con una domanda che
rimbomba in testa:
Che
devo fare per liberarmene?
NON
AFFRONTARE I NOSTRI DUBBI
Inanzittutto
dobbiamo ammettere che il problema c'è.
Sembra facile ma
non è così perchè questo vuol dire scontrarsi con l'immagine
che abbiamo di noi stessi.
-Vuol dire che in realtà non
siamo così bravi, belli e buoni come pensiamo, che possiamo
essere criticabili e giudicabili dagli altri e da noi stessi.
Abbiamo paura di
diventare vulnerabili, non amati e soli.
Quindi ci
costruiamo un bozzolo duro per proteggerci da questo terribile
destino che ci prospettiamo.
-Vuol dire che in realtà non siamo
così vittime, così bisognosi di “patpat”,
non siamo persone che devono essere salvate o consolate, dobbiamo
abbandonare l'idea che qualcuno ci salvi.
E sopra tutto: dobbiamo
accettare di essere responsabili della nostra felcità.
Non
affrontiamo i nostri dubbi perchè abbiamo paura di non corrispondere
all'immagine che abbiamo creato nel tempo, quella che ci determina e
definisce chi siamo.
E' molto difficile
ammettere, per esempio, che siamo persone che “stanno molto
attente al fisico” se siamo
cresciuti in un contesto mentale in cui è sbagliato pensarla così.
Ammetterlo
distrugge l'idea dell'immagine
morale che abbiamo di
noi.
CONFRONTARSI CON ESSE
Nel nostro
fuggifuggi inseguiamo una chimera: la felicità, la
tranquillità, l'essere amato...
E' una chimera
perchè il fuggifuggi non ci permette di ottenere quelle cose.
Soprattutto se
pensiamo che le nostre paranoie derivino dagli altri, da come
gli altri si sono comportati con noi, da quanto ci hanno fatto
soffrire.
Oppure se pensiamo come delle vittime sacrificali,
che tutto dipende da noi, che noi siamo il male, che noi abbiamo
sbagliato...
“...è come essere in
una foresta buia: se continui a disperarti rimarrai lì.
Stai cercando di
aggrapparti su ogni cosa ti capiti a tiro per non affrontare te
stesso, per non affrontare anche solo questo pensiero: che ti sei
perso.”
Quando una di queste verità viene
“magicamente” a galla, analizziamo come reagisce la nostra mente:
“Mi sono perso”
mente: “Sei
un buono a nulla / Quanto sei stupido? / Eppure sapevi cosa volevi
prima / Chi è quel deficiente che ci ha condotti qui? / Ora non
uscirò mai più di qui. / Mi hanno abbandonato / Non si interessa di
me, non mi chiamerà più / Ama quell'altro perchè io non sono...
La reazione successiva solitamente è
questa: dar ragione a questi pensieri, seguirne il corso,
permettere che si aggancino alla tua emotività e alla fine
crogiolarti in essi.
Ti crogioli
appioppandoci sopra un sacco di scusanti che ti mettono in buona
luce o che fanno di te una vittima sacrificale, a cui
tutto il destino si rivolta contro e a cui nessuno vuole bene.
Ed è questo l'elemento che “ci
frega”, che ci fa deviare dal percorso: il giudizio che diamo ai
nostri pensieri. Un giudizio
che pone in confronto ciò che succede
e l'immagine che hai
di te.
L'IMMAGINE DI TE STESSO
In tutti gli anni della tua esistenza
ti sei costruito un'immagine di te.
Questa immagine è radicata in
profondità:
è formata dai tuoi valori, dalle
tue sicurezze e ideali, forgiata secondo le tue esperienze.
L'immagine che hai di te
stesso costitutisce la tua base, la tua sicurezza, le tue
certezze.
Ora stanno avvenendo cose che ti
portano fuori dal tuo "recinto", che possono scalfire
questa figura, anche se non ne sei cosciente al cento per cento.
Quindi cosa fa il tuo io, la tua
Immagine?
Cerca di difendersi, non vuole
accettare alcune cose di te che non rientrano dentro questi schemi,
queste sicurezze, che con tanta fatica ti aiutano a controllare la
tua realtà.
L'Immagine, questa parte di te
così forte sopravanza e attua una politica di difesa, di
critica della realtà, di giudizio, dominata da quest'unica regola:
“Tu non sei così, tu sei come
dico io, come ci siamo dipinti in tutto questo tempo.”
L'Immagine cerca
di giustificare il tuo vissuto presente in qualche modo per far sì
che tu rientri ancora dentro l'immagine che hai di te. Che tu possa
ancora controllarti e controllare la realtà.
Perchè tu non soffra scoprendoti
diverso dall'immagine che ti sei creato con tanta fatica.
E' molto doloroso
infatti dirsi con sincerità: Io provo questo.
E' molto doloroso
ammettere: Io ho agito così per questi reali motivi.
Fino a che non ti affronterai in
questo modo scapperai e più scapperai e più la tua Immagine,
il tuo Io, cercherà di difendersi e l'ansia crescerà.
COME COMUNICARE CON L'IMMAGINE?
Puoi iniziare dal Pensiero.
Quando un pensiero si sussegue ad un
altro a ritmo sfrenato puoi cercare di riconoscere da dove
derivano e che scopo hanno.
Ovvero
quando un pensiero viene fuori ha un
obiettivo.
Gli obiettivi sono tanti: vuole farti
provare commisarazione, vuole farti giustificare,... oppure può
portarti luce sulla realtà.
Se riconosci gli obiettivi sinceri
dei tuoi pensieri e come tu rispondi ad essi, saprai quali
pensieri ti aiuteranno a maturare e quali ti porteranno all'oblio,
all'autocommiserazione, al vittimismo.
Sceglierai quali alimentare e quali no.
La vita cerca sempre di
destrutturare l'Immagine falsa che ti sei creato.
Ci vuole tempo per capire qual'è la
verità del nostro comportamento e del perchè vengono fuori alcuni
pensieri, ma se questo ragionamento entrerà in te inizierai a
comprendere come reagisce la tua mente, il tuo spirito, alle
situazioni esterne.
E forse noterai che
nella Foresta Buia vi sono già molti percorsi tracciati per uscirne.
Per chi vuole approfondire il tema
dell'Immagine eccovi un esempio molto semplice:
“Una Ragazza viene lasciata dal
Ragazzo perchè lui si è innamorato di un altra.
La Ragazza ha sempre sognato il
principe azzurro e si è sempre vista come una brava ragazza con
saldi principi.
La Ragazza subisce la perdita e
nonostante tutto segue il Ragazzo in tutti i modi, in tutto ciò che
fa.
La Ragazza ad un certo punto inizia
a provare dei sentimenti di odio, gelosia, rabbia, tutti sentimenti
che giustifica ad un fine: il fatto di essere stata abbandonata.
La Ragazza che ha un'immagine di sè,
di donna buona, carina e brava, in realtà si deve raffrontare con
delle parti di sè più oscure, più insidiose, che non riconosce
come sue.
La Ragazza non vuole ammettere che
quelle parti di sè emergano fuori quindi cerca di giustificarle
rispetto alla situazione.
Si dice cose del tipo: lui ha fatto
questo, lui ha fatto quello, e per questo io provo abbandono, rabbia,
delusione.
Non affronta questi sentimenti, li
collega all'esterno, per non scalfire l'immagine che ha di lei.
Inizia anche a darsi addosso, dicendosi che non è abbastanza quello,
non abbastanza questo, ma anche questi tipi di pensieri sono scusanti
per non accettare la realtà semplice.
Semplice ma difficile.
La realtà è difficile perchè la
Ragazza deve accettare delle cose che non rientrano nell'immagine che
si è fatta di sè e che vanno a toccare dei dolori che la Ragazza
nel passato non ha affrontato del tutto.
Per esempio, se questa Ragazza è
già stata abbandonata da un ragazzo, non vuole pensare che questo
nuovo Ragazzo “abbia” fatto lo stesso.
Non vuole pensare al tema
dell'abbandono, del perchè lei traduce in "abbandono" un
fatto che è semplicemente fatto, che non ha altre motivazioni.
Quel ragazzo in realtà non l'ha
abbandonata, ma lei lo traduce così. Perchè?
La realtà che ha davanti la mette
alla prova, le fa vedere cose che non vuole accettare di sé stessa.
Questa situazione è intollerabile, quindi cerca di scappare, perchè
altrimenti dovrebbe diventare responsabile di quello che è.
Una persona che soffre diviene
responsabile della sua sofferenza e così della sua felicità.
Ma noi siamo abituati ad avere
un'idea di noi e a sentirci creditori di felicità.
Gli altri si devono occupare di noi.
Questa è una delle immagini a cui siamo tutti attaccati.
In realtà quest'immagine deve
crollare. anche se è un evento doloroso.”